martedì 26 luglio 2011

Progetto Perle nere - Alì Njeru



Nome: Alì Njeru

Data di nascita: 30/08/1976

Tipo di disabilità: disabilità mentale grave.

Data di accoglienza al centro: 5/1/1986

Rapporti con la famiglia: il padre viene a fargli visita molto sporadicamente, essendo molto povero. Non ha nessun altro parente che lo visiti.

Cenni biografici: nato disabile, la mamma è morta quando Alì aveva solo 4 anni. All’età di 10 anni il padre chiede al Cottolengo di accoglierlo, perchè incapace di prendersi cura di lui. Alì ha bisogno di un’assistenza e farmaci che il padre non può permettersi. Attualmente il padre è così povero ed anziano che non può aiutare economicamente il centro per il sostentamento del figlio.

Note particolari: di famiglia mussulmana, per volontà del padre, Alì non è mai stato battezzato.

Nonostante la sua grave disabilità mentale, Alì riconosce le persone ed è in grado di instaurare rapporti affettivi molto profondi. Quando il padre viene a trovarlo, lo riconosce e gli dimostra il suo affetto e la sua gioia.

È in grado di mangiare da solo, ma va aiutato per l’igiene personale.

 


Adottato da: Francesca e Luciano Cara


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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