venerdì 9 settembre 2011

Baby boom

Anche quest'anno a Chaaria assistiamo ad un notevolissimo "baby boom", che solitamente comincia ad avvertirsi in modo significativo dalla meta' di settembre. 
Chaaria diventa quindi un "laboratorio" della vita, dove passiamo la maggior parte delle nostre giornate... e delle nostre nottate, ad assistere giovani mamme che contribuiscono al "gran disegno della creazione". 
I bimbi che nascono a settembre sono tutti doni di Gesu' Bambino. Infatti il baby boom si spiega semplicemente con il fatto che, con le vananze natalizie, molti papa' ritornano a casa per un periodo, dai loro luoghi di lavoro lontani. 
Oggi per esempio abbiamo avuto un numero da capogiro di parti, e ben cinque cesarei... e che Dio ce la mandi buona per la notte, in quanto dovunque ci sono donne con il pancione che si contorcono qua e' la' nei corridoi dell'ospedale. 
La mia speranza e' sempre che il prossimo cesareo non sia prima delle 5.30 del mattino... se cosi' capita, per me non ci sono problemi, in quanto ho gia' dormito a sufficienza, e comunque mi alzerei per la preghiera. 
I cesarei che mi tagliano veramente le gambe sono invece quelli che capitano tra l'una e le tre di notte... in questi casi, anche se torni a letto, comunque e' giurato che non riesci piu' a prendere sonno, prima che suoni la campana che ti chiama alla preghiera mattutina. 
Oggi, scherzando con Christine, la volontaria di Londra, le dicevo che Chaaria e' normalmente un ottimo produttore di nuove vite, e purtroppo anche di cadaveri... ma in una giornata come oggi la vita ha battuto la morte con un margine di vantaggio che pare incolmabile... e speriamo che continui cosi'. 

Fr Beppe 








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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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