lunedì 19 settembre 2011

Grazie, Carlo...

Siamo infinitamente grati al Dr Carlo R. di Roma, per aver voluto tenere i poveri di Chaaria al centro del suo cuore, anche nel giorno piu' bello della sua vita. 
Nell'occasione del suo matrimonio ha infatti rinunciato ai regali per poter organizzare una generosa raccolta fondi, con cui abbiamo potuto realizzare quanto vedete nelle foto. 
Abbiamo raddoppiato le potenzialita' del nostro laboratorio, acquistando una seconda macchina per l'ematochimica generale (i cosiddetti esami di routine) ed un secondo analizzatore per emocromo. 
In tal modo, possiamo ora sempre far fronte al crescente numero di pazienti che affollano il nostro ospedale, e che spesso trovano nel laboratorio analisi il cosiddetto enzima limitante, o, se vogliamo, il collo dell'imbuto. 
Infatti sovente una macchina sola non poteva far fronte alle richieste di una massa cosi' estesa di malati. Ora con due strumenti, certamente le ore di attesa per i nostri clienti si ridurranno ampiamente... ed anche questo fa parte della nostra spiritualita': se nei poveri c'e' Gesu', allora a Lui dobbiamo dare il meglio... nel modo piu' efficiente ed efficace, e con il minimo livello possibile di disguidi. 
Grazie di cuore, caro Carlo, auguriamo a lei ed alla sua gentile consorte tantissima felicita', e promettiamo la nostra poverissima preghiera per voi. 
Ma quello che piu' conta e' la benedizione che Gesu' stesso vi promette... 
Lui ci dice nel Vangelo che neppure un bicchiere d'acqua dato per amore sara' dimenticato... e voi avete regalato, per amore, molto molto di piu' che un bicchiere d'acqua. 

Fr Beppe 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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