sabato 17 settembre 2011

Un saluto dal Veneto

Caro Beppe, è già passata una settimana da quando abbiamo lasciato Chaaria ma il ricordo è ancora vivo. 
Il viaggio è stato lungo e stancante, quasi a sottolineare la distanza tra due mondi apparentemente vicini. 
Ho ripreso a lavorare subito ma qui, come puoi immaginare, è tutto diverso. 
Passeggio nei corridoi guardandomi attorno, calpestando un pavimento da poco lucidato che neanche lontanamente somiglia alla terra rossa dell'Africa... eppure, tante volte il mio pensiero corre in quei luoghi, nei tuoi luoghi appena conosciuti...
Mi manca la semplicità, il sorriso vero e mai finto o di circostanza della squadra con cui si lavorava, di Grace e della gente che, seppur malata, e’ riconoscente... il silenzio di quelle donne consapevoli ma speranzose... come per tante cose, certe esperienze diventano più belle quando le guardi da lontano, quando pensi a come eri e cosa provavi, quando sei convinta che la tua tribolazione ti ha reso più forte, quando pensi di essere cresciuta, seppur di poco...quando hai allargato il tuo orizzonte... eppure, ho visto e vissuto molto poco di quel territorio e di quella gente che porta con sè la storia dell'uomo, il più antico. 
Vi pensiamo con nostalgia. 

Loredana 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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