sabato 17 settembre 2011

Uganda

Carissimi amici,
sono felicemente tornato dall’Uganda, e sono pienamente attivo in ospedalea Chaaria.
Il viaggio appena concluso e’ stato una bellissima esperienza, che mi haricaricato sia umanamente che spiritualmente. Ho viaggiato in pulman, per quasidue giorni, sia all’andata che al ritorno… ma anche questo viaggio, sebbeneestenuante, è stato ricco di esperienze perché mi ha permesso di passareattraverso i villaggi, di vedere come vive la gente, ed anche di stare con loronei momenti in cui ci fermavamo o per mangiare o per i servizi igienici(normalmente in aperta campagna o in foresta).
L’Uganda è una nazione molto affascinante, sia dal punto di vista storicoed economico-sociale, sia dal punto di vista geografico.
Ha ottenuto l’indipendenza dall’Inghilterra nel 1962, ma in seguito ècaduta in una feroce guerra civile, che ha portato al potere il terribiledittatore IDI AMIN, il quale si è macchiato dei più gravi crimini control’umanità (compreso il cannibalismo nei confronti dei propri oppositoripolitici).
La dittatura di AMIN si è conclusa nel 1980 grazie all’intervento militaredella Tanzania, che ha portato al potere l’attuale presidente YOWERI MUSEVENI.Da quella data l’Uganda ha imboccato con serietà il cammino verso lademocrazia, ed ha conosciuto un rapido sviluppo sia economico che sociale.
Per esempio, negli anni 80 l’Uganda era al primo posto in Africa comenumero di persone affette da HIV. Oggi è una delle nazioni africane che hannoottenuto i migliori successi nella lotta contro la malattia, lavorando moltobene sia sul fronte della prevenzione, sia su quello della diagnosi precoce edella terapia offerta a tutti.
Altro esempio di sviluppo riguarda la lotta contro la malnutrizione ed unacampagna di vaccinazione capillare che ha portato all’eradicazione di moltemalattie, tra cui la poliomielite.
Economicamente la nazione è povera, con villaggi fatti di capanne dipaglia; ci sono comunque città moderne, che assomigliano alle nostreoccidentali, con tutti gli sprechi che la società dei consumi insegna anchealle economie emergenti dell’Africa.
Kampala e’ molto piu’ piccola di Nairobi, ma ci assomiglia moltissimo:traffico allucinante ed apparentemente regolato dal puro caos; grandi slum allaperiferia, ma un centro cittadino moderno con centri commerciali che farebberoinvidia ai nostri in Europa.
La cosa che più colpisce in Uganda, come anche in Kenya, Etiopia, Sudan,Burundi e Tanzania, è il grandissimo numero di telefonini. La gente magari vivein una capanna, ma ha il telefono in tasca. Anche in Uganda succede di passareper un villaggio e vedere l’immagine maestosa di un ripetitore per retetelefonica ergersi in mezzo a ruderi di fango e paglia.
Anche l’Uganda e’ al momento attenagliata da una inflazione feroce, e,facendo il raffronto, direi che la vita in Uganda e’ ancor piu’ costosa che inKenya.
Geograficamente il Paese è molto diverso dal Kenya: anch’esso è unaltipiano, ma è coperto da estesissime foreste equatoriali quasi completamentevergini (anche se purtroppo il demone della deforestazione selvaggia stacolpendo anche la’).
In mezzo alla foresta ci sono ampie radure coltivabili, dove la gente sidedica alla produzione di canna da zucchero, the, caffè e riso.
Ma la coltivazione piu’ importante in Uganda e’ quella delle banane, chevengono esportate in tutto l’Est Africa.
Molte zone sono paludose, e gli animali selvaggi ancora girano liberi: ènormale per esempio vedere branchi di scimpanzè o babbuini aggirarsi per ivillaggi a rovistare tra i rifiuti.
Ci sono molti laghi, tra cui il grandissimo Lago Vittoria, da dove nasce ilNilo. Il Nilo e’ costellato da bellissime cascate (nella foto le cascate diBujagali), e da almeno due enormi dighe per l’energia idroelettrica.
La gente è molto affabile ed accogliente. Per il poco che ho potuto vedere durante i 3 giorni dellamia permanenza, ho visto una Chiesa viva con cristiani molto impegnati nellaprofessione della loro fede.

Fr Beppe Gaido







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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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