domenica 23 ottobre 2011

La cosa migliore capitatami quest'anno...

E' già passata una settimana dal rientro in italia eppure la mia testa sembra non capire dove mi trovo. 
Non faccio altro che pensare a Chaaria, all'ospedale, a tutti voi.. anche a tofi!!! 
Ovviamente sento anche la mancanza dei cesarei!! 
Volevo ancora una volta cogliere l'occasione per ringraziarti per l'ospitalità, la pazienza, e le cose che mi hai insegnato. 
Qualche mese fa non pensavo assolutamente di poter fare una esperienza del genere che reputavo fuori dalla portata per le mie forze. Invece venire lì è stata probabilmente la cosa migliore che mi sia capitata durante quest'anno. 
L'unica cosa di cui mi pento è solo quella di esserci rimasta troppo poco . Sono felice di aver conosciuto tutti voi, aver visto con quanto impegno ogni giorno vi prodigate per quella povera gente.. sono felice di aver incontrato tanta gente semplice ma bellissima.. capace di sorridere sempre anche durante la sofferenza e di non lamentarsi mai. 
Li ho trovati tutti molto dignitosi. Sono felice di aver visto e respirato quella stupenda terra rossa..e di aver visitato le missioni. Sono felice di aver conosciuto te, medico vero e completo che solo grazie al proprio studio, impegno e indubbiamente anche una grande fede è riuscito a realizzare tutto questo....non si può capire fino a quando non si vede con i propri occhi.... le cose raccontate resteranno sempre storielle... 
grazie di cuore,

Viviana 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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