giovedì 6 ottobre 2011

Una lancia nel costato

E' arrivata verso le 9 di ieri mattina. 
Apparentemente sembrava un piccolo taglio nella mammella di sinistra. La storia non ci convinceva: la paziente asseriva di essere stata assalita da un vicino di casa con una lancia. La lancia sarebbe stata poi estratta dal facinoroso, ma la punta sarebbe rimasta dentro. 
Ci pareva inverosimile, ma per sicurezza abbiamo deciso di accompagnare la paziente a Meru per una lastra del torace. 
Ed era proprio vero! La punta metallica della lancia era nel torace; la sua immagine radiografica ce la presentava in posizione orizzontale, immediataemente davanti al cuore e con la punta conficcata nel polmone sinistro. 
Era sconcertante guardare quella immagine... e trovarci davanti una donna apparentemente in ottime condizioni e per nulla sofferente. Ne abbiamo parlato con lei e con il marito: bisognava togliere quella lancia arrugginita, che era entrata da sinistra e si era conficcata nel polmone destro sfiorando miracolosamente il cuore. 
L'intervento era molto rischioso, e siamo stati assolutamente chiari nello spiegarlo sia al marito che alla madre della paziente. Avremmo preferito che decidessero per un trasferimento a Nairobi, ma sono di Kiagu... la loro famiglia e' poverissima; e quindi non ci sono state discussioni riguardo ad andare in un altro ospedale: "provate voi, e Dio vi aiutera' a operare con successo". 
Ed infatti la mano del Signore e' stata con noi... come sempre lo e'! L'operazione ha avuto un esito positivo. 
E' stato un grande lavoro di equipe in cui ognuno di noi ha dato il massimo. Abbiamo tolto la lama metallica; abbiamo richiuso i tessuti, ed abbiamo messo la cavita' pleurica in suzione, per correggere sia l'emo che lo pneumotorace. 
La paziente e' ora in prima giornata post-operatoria, e sta andando incredibilmente bene. Ne siamo tutti felicissimi e ringraziamo Dio per questa creatura che ha avuto una lancia conficcata nel costato... proprio come Cristo sulla croce. 
Ancora una volta dico grazie ai volontari italiani, senza i quali probabimente non mi sarei sentito di affrontare un intervento del genere. 

Fr Beppe 














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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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