sabato 12 novembre 2011

Progetto "Fai volare un cuore"



Ecco un piccolo resoconto delle attivita' svolte nel 2010-2011, riguardo alla cardiochirurgia.
Durante le due missioni di screening dei pazienti da noi selezionati, ognuna delle quali della durata di 2 giorni, il cardiologo di Emergency ha valutato 34 pazienti, dei 54 a cui avevamo dato un appuntamento (la percentuale e' stata quindi del 63%). Gli altri non si sono presentati all'appuntamento.Dei pazienti valutati da Emergency,13 sono stati approvati per l'intervento chirurgico.Altri sono stati esclusi per varie ragioni: la piu' comune era il fatto che la patologia cardiaca necessitava di terapia medica e non chirurgica; alcuni sono stati esclusi perche' troppo gravi per sopportare l'operazione.Dei 13 approvati per l'intervento, uno e' morto prima di poter andare in Sudan; uno non si e' presentato ad Oldonyro per i documenti, e 2 non sono stati operati quando gia' ricoverati a Karthom, per intercorse complicazioni mediche.In conclusione abbiamo operato 9 pazienti, sui 34 valutati dal cardiologo di Emergency (numero che percentualmente rappresenta il 26.5%).
Tra i pazienti esclusi durante lo screening precedente, uno deve essere rivalutato possibilmente a gennaio, mentre di un bambino siamo riusciti a pagare l'intervento al Mater Hospital di Nairobi: la situazione sembrava troppo critica per aspettare il trasferimento in Sudan con tutti i documenti richiesti. Il bambino sta ora benissimo.
Tutti i pazienti operati a Karthoum sono seguiti per INR, warfarin ed altre terapie presso Ndugu Zangu a Oldonyiro.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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