sabato 26 novembre 2011

Situazioni tipiche di Chaaria

Ieri notte sono stato chiamato per una donna che aveva una emorragia ante-partum a 28 settimane. Il bambino era troppo piccolo per pensare ad un parto anticipato... e poi non contraeva affatto! 
Nello stesso momento sono giunti due bambini piccoli molto gravi, accompagnati solo dalle mamme e da qualche anziana signora. Tutte e tre i pazienti erano gravissimi: la donna aveva 3.8 di emoglobina, ed i due bimbi viaggiavano sui 4 grammi. 
Ho fatto i gruppi sanguigni, e, come mi aspettavo, erano tutti e tre Zero positivi. 
La signora con la emorragia era venuta da sola, e non aveva donatori. Mentre le due mamme erano una A positivo e la seconda B positivo. 
In frigo avevo una sacca sola di sangue, ed io non potevo donare perche' il mio gruppo e' A positivo. Ho dovuto decidere a chi dare il sangue, sperando in bene per gli altri. 
Ho scelto la donna, perche' sanguinava tantissimo ed il feto dava segni di distress all'ecografia. 
Speravo che la emolisi malarica non fosse cosi' massiva per i bimbi, e mi auguravo di trovare sangue oggi da altri donatori. 
Stamattina pero' ho scoperto quello che comunque mi aspettavo: La donna era viva... ma entrambi i bambini se ne erano andati in paradiso. Questa sera mi trovo in una situazione simile: ho una sola bombola di ossigeno, ed ho bisogno sia per un attacco asmatico gravissimo, sia per un bambino prematuro in sala parto. Sono certo che l'ossigeno non mi bastera' per entrambi... 
Non so ancora che cosa decidero' in merito! Queste sono le situazioni che mi lasciano piu' frustrato e depresso. 

Fr Beppe Gaido 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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