domenica 18 dicembre 2011

Aldo, Luciana...e Pierantonio


Aldo e Luciana sono stati a Chaaria quasi un mese, e sono stati una presenza veramente superlativa. Lo dico sinceramente e senza inutili adulazioni!
Personalmente posso parlare soprattutto di Aldo, ginecologo, con cui ho trovato subito una piena affinita’ di carattere e di modo di lavorare. Con lui ho condiviso anche le stesse vedute sul servizio ed una grande passione per i poveri.
Di Aldo ho ammirato moltissimo sia l’umilta’ che il grosso rispetto per il nostro lavoro e per tutto quanto abbiamo fatto anche prima del suo arrivo. Queste due caratteristiche non sono poi cosi’ frequenti, e quando le sperimentiamo, ne veniamo totalmente conquistati!
Le proposte da lui fatte per un ulteriore miglioramento del servizio, sono state sempre delicate ed estremamente positive. Mai da lui e’ uscita una parola di critica acida o vuota.
La sua affabilita’ ha conquistato il cuore delle nostre ammalate che sempre si sono sentite da lui accolte e rispettate... ed il suo buon inglese lo ha reso indipendente dal primo giorno.
Aldo ha saputo essere in prima linea tutte le volte che era necessario: mi ha sostituito a Mukothima e mi ha permesso pure di fare gli esercizi spirituali.
Quando poi la sua presenza non era richiesta, egli ha sempre trovato modo di mettersi in disparte e di rendersi utilissimo in maniera differente: come nella settimana in cui c’era a Chaaria il Prof Fasolino con la figlia Carmen, quando Aldo ha deciso di occuparsi solo di ambulatorio e di screening per il carcinoma della cervice, lasciando spazio in sala operatoria per i colleghi di Salerno.
Aldo e’ un membro importante della “Associazione Ospedale St Orsola Matiri”, e la sua presenza a Chaaria e’ stata una esperienza di mutua collaborazione con la suddetta organizzazione, di cui ringrazio infinitamente il responsabile Ermanno di Ravenna, anche lui in Kenya per una settimana. Non voglio comportarmi da ladro, e quindi non intendo sottrarre un elemento come Aldo all’ospedale di Matiri... ma certo mi auguro vivamente di poter lavorare ancora con lui a Chaaria.
Con lui si sta bene, il lavoro scorre liscio e senza tensioni, e ci si sente sempre accolti.
Ho parlato quasi solo di Aldo semplicemente perche’ il lavoro battente in questo periodo di scioperi nella sanita’ non mi ha dato molte possibilita’ di incontro con sua moglie Luciana.
So pero’ da Fr Roberto Trappa che Luciana ha fatto benissimo, sia in sartoria con le suore che dai Buoni Figli. Luciana poi e’ anche un’ottima cuoca, e le sue mega-pastasciutte non hanno davvero guastato, dopo giornate tremende di lavoro.
Anche a Luciana dico che, Ermanno permettendo, mi piacerebbe riaverla a Chaaria.

Con loro oggi e’ rientrato in Italia per tre settimane anche il dott Pierantonio Visentin: se da una parte sono molto contento che lui possa trascorrere il Natale con i suoi cari, certo non posso non sentire il peso della situazione che oggi si e’ venuta a creare e continuera’ fino alla prima settimana di gennaio. Infatti dall’Italia i volontari ora presenti sono tutti infermieri; Ogembo e’ in ferie... e quindi lascio a voi trarre le conseguenze su quel che capitera’ nel “caos” di Chaaria durante le prossime due settimane, quasi sprovviste di medici.
Ringrazio comunque il Signore per la presenza della dottoressa Ania, dalla Polonia, che, pur giovane, sara’ la mia unica spalla e braccio destro.

Grazie ancora ad Aldo, Luciana e Pierantonio.

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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