giovedì 22 dicembre 2011

Anestesisti: tutto come prima!


Ripenso al famoso assioma socratico: “tutto passa!”.
Ed insieme mi sovviene quella frase di Santa Teresa d’Avila che a Taize’ si ripete all’infinito, cantando in forma litanica: “Nulla ti turbi, sulla ti sgomenti... Dio solo basta!”.
Infatti oggi, in modo del tutto inaspettato il nuovo anestesista Cleophus ha rassegnato le sue dimissioni a partire dal 31 dicembre 2011.
Ha dato ragioni del tutto personali per la sua inaspettata decisione che viene a circa due mesi dall’inizio del contratto di lavoro, dopo i tre mesi di prova.
Cleophus e’ vedovo ed ha bambini piccoli;  vuole sistemarsi nella vita familiare prima di lavorare nuovamente, dicendo di non avere la serenita’ mentale per fare l’anestesista in un ospedale tanto congestionato quanto Chaaria.
Questo ci riporta alla situazione iniziale, con il vechhio Jesse come unico anestesista.
La presenza di Cleophus, unita all’arrivo della macchina per anestesia, ha comunque stimolato positivamente Jesse, che ora intuba e curarizza i pazienti al bisogno: con lui Antonello ha fatto anche la amputazione del retto, operazione durata sette ore e mezza.
La decisione di Cleophus ricade ovviamente anche sulle mie spalle: gia’ speravo di poter mettere un anestesista di chiamata notturna, almeno quando ho dei volontari ginecologi che possono farsi il cesareo da soli; inoltre, per qualche mese ho avuto la tranquillita’ dei week end coperti dal punto di vista anestesiologico.
Ora invece ritorniamo al passato: sabato, domenica e feste comandate sono nuovamente l’unico anestesista, cosi’ come per la notte.
Abbiamo gia’ iniziato la ricerca di un nuovo anestesista, ma la cosa non e’ semplice perche’ sono davvero pochi sul mercato e molto esigenti dal punto di vista retributivo.
Ma la Provvidenza ci aiutera’, come ha sempre fatto fino ad oggi.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....