martedì 6 dicembre 2011

Chaaria ginecologica... e non solo

Avevo timore che in questa settimana i ginecologi sarebbero stati troppi, in quanto alcune congiunzioni astrali hanno fatto si' che si ritrovassero a Chaaria il Prof Antonio Fasolino (di Salerno), insieme alla figlia Carmen (pure ginecologa), ed il ginecologo veneto Aldo Bergamasco. 
Ed invece lo sciopero dei medici nel Meru ha fatto si' che anche tre ginecologi non si annoino e trovino lavoro continuo dal mattino alla notte fonda. 
Il Prof Fasolino e la figlia si occupano soprattutto di sala operatoria, dove tra l'altro mi stanno insegnando la tecnica della isterectomia totale per via transvaginale. 
Aldo si occupa principalmente di ambulatorio, ecografie ostetrico-ginecologiche e revisioni della cavita' uterina, oltre che dello screening per il carcinoma della cervice. 
Ci stiamo muovendo bene, ed il lavoro si incastra alla perfezione anche con quello di Antonello, che e' impegnatissimo pure con la endoscopia digestiva. 
Per la sala operatoria si alterna normalmente un intervento di chirurgia generale ed uno di ginecologia... dando poi sempre la precedenza ai cesarei urgenti che arrivano a tutte le ore. In questo momento abbiamo anche la presenza di una dentista, Nicoletta, moglie di Antonello, che sta insegnando nuove tecniche odontostomatologiche alla nostra Mercy. 
I malati poi sono tantissimi. 
Lo sciopero mette a dura prova un po' tutti perche' i pazientii sono davvero moltissimi: mi fa paura il fatto che tra pochi giorni il dott Pierantonio Visentin andra' in Italia per le vacanze di Natale. 
Speriamo solo che l'emergenza non duri a lungo perche' il dott Ogembo e' anche lui in ferie fino alla prima decade di gennaio compresa. 
Chiedo anche scusa se scrivo poco, ma certo i ritmi tremendi dell'ospedale stanno seccando un po' la mia vena poetica. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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