domenica 1 gennaio 2012

La morte di Danieli

E’ la prima brutta notizia che desideriamo condividere con i volontari che sono stati a Chaaria e con i lettori del blog, all’inizio del nuovo anno.
Danieli ci ha lasciati in fretta, e quasi in punta di piedi.
Per chi e’ stato qui, sa che Danieli era un grosso psichiatrico, che neppure Cristiana era riuscita a tirar fuori dal suo isolamento.
Aveva dei grossi disturbi anche alimentari: spesso diventava completamente anoressico ed era difficile comprendere se si trattasse di un problema psichico o somatico. L’anno scorso, in occasione di uno di tali periodi anoressici, avevamo comunque fatto una serie completa di accertamenti, ed era stato sorprendentemente molto cooperativo: tutto era risultato nella norma.
Poi ieri improvvisamente Danieli e’ andato in coma.
Lo abbiamo ricoverato d’urgenza ed abbiamo impostato una serie urgente di esami.
Aveva si’ la malaria, ma non penso che questa sia stata la sua causa di morte.
Infatti abbiamo diagnosticato anche un coma diabetico con glicemia cosi’ elevata da essere indosabile. Gli esami inoltre hanno dimostrato una insufficienza renale per il passato sconosciua, mentre la sua pressione era imprendibile.
Abbiamo iniziato la nostra disperata rianimazione, con liquidi ed insulina endovenosa. Abbiamo tentato di stimolare i suoi reni con del lasix e di sistemare i suoi elettroliti completamente sballati. Per malaria ci siamo affidati all’artemisina, per non complicare ulteriormente il quadro glicemico con il chinino (che notoriamente interferisce con il metabolismo dell’insulina endogena).
Ma Danieli non si e’ ripreso dal coma ed e’ andato in Paradiso.
Presso il Centro, i ragazzi un po’ piu’ dotati hanno compreso quanto e’ successo, e c’e’ un’atmosfera plumbea nel giorno di capodanno
Sempre i Buoni Figli muoiono improvvisamente, quasi che una tempesta proveniente da chissa’ dove si abbatta su di loro all’improvviso... e la loro dipartita ci lascia sconcertati anche dal punto di vista clinico.
Eppure non era diabetico per il passato! L’eco e gli esami renali erano normali! E’ proprio vero che i Buon Figli sono un mistero ed una matassa cosi’ ingarbugliata che e’ difficile dirimere sia per lo psichiatra che per l’internista.
Mi dispiace di non essere riuscito a tirar fuori Danieli dal coma!
Mi ricordo ancora quando Fr Lorenzo era andato a prenderlo a Tuuru: viveva abbandonato in una specie di “canadese” fatta di frasche; stava sdraiato in essa tutto il giorno, e solo la madre andava a fargli visita ponendo del cibo vicino alla sua testa.
Era stato molto difficile integrarlo nella vita del Centro, dopo anni di isolamento in quella capanna di foglie! Era a volte violento, sempre oppositivo e difficile da aiutare.
Ma poi, con il tempo, anche Danieli aveva trovato una sua dimensione, seppur molto particolare, qui a Chaaria.
Il funerale e’ programmato per giovedi’, e  seppelliremo Danieli nel nostro cimitero, perche’ l’abbandono della sua famiglia continua anche dopo la morte. Mi pare di aver capito che i suoi fratelli abbiano deciso di neppure dire alla anziana madre che Danieli sia morto.
Vi allego alcuni dati biografici e la sua foto.



Nome: Danieli Mithika Ntongai
Data di nascita: 1962
Tipo di disabilità: disabilità psichica grave.
Data di accoglienza al centro: 2004
Rapporti con la famiglia: Attualmente non ha nessun parente che venga a fargli visita.
Cenni biografici: all’età di 24 anni per un grave esaurimento nervoso la sua mente è andata in tilt. Assistito dalla madre per tanti anni fino a quando per la sua avanzata età non è più riuscita a prendersi cura di lui e i fratelli lo hanno rifiutato. Il parroco di Tuuru ha chiesto al Cottolengo di accoglierlo.
Note particolari: di famiglia cattolica, è stato battezzato.
Purtroppo, per la sua grave disabilità, vive in un mondo tutto suo, non riesce ad avere rapporti con nessuno, rimane molto isolato e lo si trova molto spesso sdraiato nel prato.
È in grado di mangiare da solo, ma va aiutato per l’igiene personale.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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