martedì 10 gennaio 2012

Letterina di Annalisa

Ciao Beppe, sono Lisa, sono stata da voi ad Agosto con M.Luisa Clara ed Andrea, forse non ti ricordi molto bene di me perchè stavo sempre dai Buoni Figli
Ho appreso con molto dispiacere della perdita di Danieli, ho letto tra l'altro di Tofi e del suo comportamento al funerale di danieli, gli animali hanno un cuore davvero più grande degli esseri umani a volte e gli manca solo la parola, so quanto sei affezionato a Tofi, è un cagnolone fantastico, tranne quando ti morde le caviglie per giocare.
Comunque ti scrivo prima di tutto per salutare te, i fratelli e le sorelle e per mandarti una foto che ho fatto a Danieli quando stavo a Chaaria, sono sicura che avrai piacere di averla.
Intanto ti mando un abbraccio grandissimo, speriamo di rivederci a fine anno. 
Prego sempre per voi e per il vostro lavoro. 

Lisa 



Ciao Nadia, mi chiamo Annalisa Ghironi, sono stata a Chaaria come volontaria lo scorso agosto e ancora ricordo con grande nostalgia e con grande affetto tutte le persone che ho avuto l'onore di conoscere durante la mia permanenza. 
Sono venuta a sapere della grande perdita dei Buoni Figli, della scomparsa di Danieli, silenzioso e schivo che passava il suo tempo tra il prato e la panchina vicino alla sala pranzo. 
Ho un forte ricordo di lui, ogni volta che gli passavo vicino gli tendevo la mano e spesso lui se la faceva prendere anche se poi si girava dall'altra parte... Sono molto dispiaciuta per la sua prematura scomparsa e d'ora in poi quando ricorderò le persone care che non ci sono più un mio pensiero andrà anche a lui. 
Ti scrivo perchè ho una bella foto di Danieli e vorrei condividerla con tutti. Te la mando così se avrai piacere potrai pubblicarla sul blog. 
Un abbraccio.

Annalisa 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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