mercoledì 18 gennaio 2012

Ora riposa con Sr Editta


Le Vincenzine o Cottolenghine furono le prime collaboratrici dei missionari della Consolata in Africa. Il gruppo iniziale lasciò la Piccola Casa il 24 aprile 1903 e si imbarcò per il Kenya a Trieste, dove erano state accompagnate dalla Madre Generale M. Anania. Esse erano otto: Suor Clotaria (superiora), Sr Maria Bonifacia, Sr Flavia, Sr Zenaide, Sr Giordana, Sr Editta, Suor Metilde e Suor Filippina.
A quei tempi il viaggio era lungo, durava fino a due mesi con vari scali in diversi porti sia italiani che africani, anche se le navi potevano già attraversare il canale di Suez.
Suor Giordana e Suor Editta coronarono la loro vita missionaria con il martirio pochi mesi dopo l’arrivo in Kenya; esse morirono di una malattia sconosciuta (forse la malaria) e vennero sepolte nella foresta di Tuthu, dove erano state destinate per il servizio della erigenda Missione e della falegnameria. Il corpo di Sr Giordana riposa ancora là, mentre le spoglie di suor Editta sono state trasportate a Tuuru in una tomba costruita davanti alla chiesa parrocchiale.
Quando, sotto la spinta del Concilio Ecumenico Vaticano II e delle approvazioni pontificie, i Superiori della Piccola Casa ripensarono alla missione ad Gentes, subito si pensò al Kenya, al fine di dare una continuità ed un valore sempre attuale alla testimonianza di tante Suore, che avevano dato la loro vita per dissodare il terreno di una cultura ancora totalmente ignara del Vangelo.
Essi decisero anche di ricominciare nuovamente insieme ai Missionari della Consolata,  per rinvigorire quei rapporti di fraternità che avevano reso possibile il ventennio di collaborazione all’inizio del secolo scorso. I religiosi del Cottolengo sono dunque ritornati nel Tigania, da dove era partita Sr Maria Carola, l’ultima a lasciare il Kenya.
Sr Maria Carola ha dato pure essa la vita per le missioni africane, anche se non e’ sepolta in Kenya, essendo morta sulla nave che la riportava in Italia, e quindi sepolta in mare, “tra le onde del Mar Rosso”.
Da oggi Sr Oliva riposa al fianco di Sr Editta, davanti alla chiesa parrocchiale di Tuuru: e’ un posto che Sr Oliva si e’ pienamente meritata. Ha infatti dato tutta la sua vita per il Kenya, con un martirio molto diverso ma non meno reale di quello delle missionarie dei primi del novecento.
Noi la onoriamo, la preghiamo e siamo certi della sua continua intercessione dal Paradiso.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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