giovedì 16 febbraio 2012

Dati statistici sull'attività anestesiologica a Chaaria

Prima di tutto ringrazio gli amici della Associazione Volontari Mission Cottolengo che hanno reso possibile l'avviamento dell'archivio informatico, che con fedelta' cerchiamo di aggiornare e di portare avanti. 
Abbiamo ormai una banca dati che ci cresce tra le mani e che costituisce un grandissimo patrimonio scientifico, per ora ancora in gran parte inutilizzato, ma comunque presente. 
Con il passare degli anni sara' certamente possibile che tali dati diventino uno strumento validissimo tanto per tesi di laurea o di specialita', quanto per pubblicazioni scientifiche. 
Fin da ora faccio appello ad eventuali epidemiologi tra i nostri lettori, chiedendo loro se fossero interessati a darmi una mano a sistematizzare, pubblicare e rendere accessibili alla comunita' scientifica internazionale tutti i nostri dati, che io non riesco proprio a elaborare, in parte per forma mentis ed in parte per mancanza di tempo. 
La tabella ed il grafico offerti oggi sono molto semplici e danno ragione dei singoli tipi di anestesia impiegati nel 2011. 

Fr Beppe Gaido 




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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