giovedì 23 febbraio 2012

Decennio

Nel lontano 2002 per la prima volta ho incontrato Alex Barberis qui a Chaaria.
Allora era un giovane studente di Odontoiatria al quinto anno che aveva deciso di spendere un mese della sua vita insieme a noi in Kenya.
Aveva condiviso i primi quindici giorni con il dott MassimoVeronesi e con l’igienista Loredana Bosso. Le ultime due settimane le aveva passate cooperando con il dott Dino Cimma e con l’igienista Renata.
Gia’ da subito Alex ha dato gravi segni di infezione da “mal d’Africa”, ed infatti ha continuato a tornare da noi con una regolarita’ impressionante.
Lui si definisce un “virus lento” che ha lunghi periodi di latenza prima di tornare in superficie e riapparire a Chaaria.
La mia impressione e’ che come virus non sia poi cosi’ lento in quanto le sue sparizioni sono sempre molto brevi nel tempo... tanto che negli ultimi dodici mesi e’ venuto a Chaaria due volte.
Ho conosciuto Alex prima di sua moglie Elisa, ma ora siamo molto felici che il mal d’Africa di Alex abbia contagiato anche lei. Hanno infatti trascorso qui a Chaaria parte della loro luna di miele, ed anche stavolta Elisa ha accompagnato Alex nella sua missione odontoiatrica; lei pero’ come infermiera in reparto!
E’ bello che per il decennio di volontariato a Chaaria, Alex possa essere presente qui con noi.
Personalmente ed a nome di tutti i confratelli, esprimo il nostro sincero ringraziamento ad Alex e ad Elisa per essere venuti a Chaaria nuovamente, in risposta ad una nostra richiesta di aiuto, per coprire le vacanze di Mercy.
Insieme a loro desideriamo ringraziare anche il dott Postini e l’Associazione Volontari Mission Cottolengo per il modo con cui tutti hanno risposto al nostro S.O.S. ed hanno permesso al servizio odontoiatrico di Chaaria di continuare senza interruzioni.
Questa continuita’ contribuira’ ad incrementare ancor piu’ la fiducia che la gente ha nel nostro ospedale, e certamente si tradurra’ in un numero sempre piu’ elevato di pazienti.
Grazie ancora ad Alex e buon decennio di Mal d’Africa.

 Fr Beppe Gaido
 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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