lunedì 27 febbraio 2012

Harriet la paga troppo cara

A volte da giovani si fanno degli errori che poi si pagano per tutta la vita.
Quando si e’ giovani, si e’ anche incoscienti, e normalmente non si pensa alle conseguenze future.
Certe azioni pero’ possono cambiare il corso di una vita per sempre.
E’ quello che e’successo ad Harriet, che si e’ procurata un aborto clandestino a 17 anni rivolgendosi ad una fattucchiera nel villaggio.
La mammana ha inserito un ramo nel suo utero, tentando in questo modo di indurre le contrazioni: in effetti la procedura poco ortodossa e’ riuscita a provocare l’aborto, ma quasi un mese piu’ tardi Harriet e’ arrivata a Chaaria febbricitante ed in preda a dolori addominali lancinanti. Aveva una pancia peritonitica e perdite genitali che odoravano di cadavere. Certamente la pratica abortiva le aveva causato una setticemia.
Abbiamo eseguito l’ecografia che e’ stata difficile da interpretare, ma soprattutto inquietante.
Non si riusciva a vedere con chiarezza i contorni dell’utero. Ad ogni modo era evidente che c’erano prodotti di concepimento ancora ritenuti in cavita’ e fluido libero in peritoneo.
Abbiamo pensato ad una malattia pelvica infiammatoria con complicazione settica, ma certamente non eravamo preparati a cio’ che abbiamo visto aprendo quella pancia.
Siamo entrati in sala di sabato pomeriggio.
Il consenso informato ci e’ stato firmato dalla madre perche’ Harriet e’ minorenne.
Dopo essere penetrati rapidamente attraverso i vari piani della parete addominale, ci siamo trovati di fronte ad un quadro peritonitico con pus in addome. Il fetore che ha riempito la sala operatoria e’ stato tremendo, e mi ha ricordato le tante autopsie che ho fatto quando ero piu’ giovane.
Il pus usciva continuamente da un buco sul fondo dell’utero, che appariva completamente putrefatto. Evidentemente la fattucchiera del villaggio non aveva solo causato una grave infezione, ma aveva addirittura perforato l’organo condannandolo alla disgregazione.
Sono stati attimi tremendi!
Harriet era in condizioni gravissime: gli esami di laboratorio urgenti ci avevano rivelato, appena prima dell’intervento, che c’era anche una epatite acuta ed un danno renale significativo.
Sua mamma nel frattempo era andata a casa perche’ ha altri figli da accudire, e percio’ non l’abbiamo trovata per spiegarle quanto avevamo trovato e quanto intendevamo fare.
Abbiamo quindi dovuto decidere da soli, senza il permesso dei genitori e senza aver parlato con la paziente che era sotto anestesia generale.
L’unica soluzione a nostro giudizio era un’isterectomia totale, in quanto quell’utero macilento e necrotico avrebbe costituito una fonte di infezione e di morte sicura per la malata.
E’ stata una decisione grave e sofferta, perche’ Harriet non e’ sposata e non ha altri figli. Renderla sterile alla sua eta’ significa condannarla ad una vita da reietta... ma senza toglierle l’utero, lei sarebbe certamente morta di setticemia entro pochi giorni.
Abbiamo quindi preso la nostra decisione, ed abbiamo fatto l’operazione, togliendo completamente l’utero, ma lasciandole le ovaie.
Harriet ha sanguinato molto in sala, probabilmente per una coagulazione intravascolare disseminata, ma fortunatamente avevamo sangue in emoteca, ed abbiamo potuto terminare l’intervento e svegliare con successo la paziente.
Al momento e’ ancora molto instabile e le condizioni sono gravissime.
La prognosi rimane riservata!
Ho spiegato io alla madre quello che avevamo fatto.
La donna non si e’ certamente opposta alla nostra decisione, ma ha pianto disperatamente: evidentemente sa quello che succedera’ alla figlia in futuro a causa di quell’aborto clandestino che l’ha rovinata per sempre.
“Questa ragazza sta pagando troppo caro per il suo errore”, dice Alex sconvolto.
Io sono triste allo stesso modo, e non posso che annuire di fronte all’ineluttabile.
Harriet sara’ condannata ad una vita da nubile, e senza sicurezze sociali, in quanto non potra’ avere bambini e quindi nessuno la prendera’ in moglie; ma la nostra e’ stata la scelta giusta in quanto almeno stiamo tentando di salvarle la vita, anche se non sappiamo ancora se ce la fara’.
Infatti la bilirubina sta salendo, gli esami di funzionalita’ renale peggiorano e la malata sta sviluppando squilibri idro-elettrolitici... ma certamente tenteremo il tutto e per tutto, lasciando poi a Dio l’esito finale dei nostri sforzi.

Fr Beppe Gaido

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....