martedì 7 febbraio 2012

Il nostro ringraziamento all'Ambasciata italiana


Con sentimenti di viva riconoscenza esprimiamo il nostro grazie all’Ambasciatore d’Italia in Kenya, Signora Paola Imperiale, che, tramite l’azione dell’ufficio cooperazione (Italian Cooperation), ha quest’anno incluso Chaaria nei programmi di sostegno e di aiuto portati avanti con fondi del governo italiano.
Abbiamo gia’ avuto la possibilita’, un paio di mesi fa, di mandare un nostro infermiere ad un corso residenziale sulla rianimazione neonatale, corso organizzato e sponsorizzato dall’Ambasciata stessa.
Da ultimo abbiamo ricevuto, insieme ad altri ospedali missionari italiani, una grossa donazione di farmaci acquistati per noi dall’ufficio cooperazione.
Le medicine sono state distribuite durante una semplice cerimonia che si e’ tenuta a Nairobi presso i Missionari della Consolata a Westland.
Il sottoscritto ha potuto partecipare all’evento insieme a Joseph, ed ha quindi avuto modo di esprimere personalmente il nostro grazie ai membri dell’Ambasciata Italiana.
Ci auguriamo che la collaborazione con l’ufficio dell’Italian Cooperation possa ancor piu’ aumentare per il prossimo futuro.
Come al solito, insieme al grazie, promettiamo la nostra preghiera per il Sig Ambasciatore e per tutti i membri della Missione Diplomatica Italiana in Kenya, e ci impegnamo ad usare i medicinali secondo i canoni soliti di Chaaria, che pone sempre al primo posto i malati piu’ poveri che non possono permettersi altri luoghi di cura.

Fr Beppe Gaido a nome di tutti i Fratelli di Chaaria



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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