martedì 3 aprile 2012

Ann Kawira


Cinque anni fa era con noi a Chaaria nel gruppetto degli orfanelli.
 Era nata da pochi giorni ed era orfana di mamma, a causa di una grave complicazione conseguente al parto.
Era nata a Matiri, e Rita ce la aveva portata, affidandocela per alcuni mesi, fino a quando fosse stata in grado di alimentarsi normalmente. Ann aveva il papa’, ma questi si era dichiarato incapace di seguire la nuova creatura, or ache era diventato vedovo.
Gli orfani di Rita sono normalmente di questo tipo: lei prende nella sua struttura solo orfani di mamma e li tiene fino al termine delle scuole primarie. Poi li reinserisce in famiglia. Naturalmente, durante questi anni, tiene contatti frequenti con il genitore ancora vivente.
Era stato difficile per noi “tirarla su”, soprattutto perche’ era una bambina molto triste. Infatti, nel suo caso, la mamma non era morta di parto. Era mancata alcune settimane dopo, a causa di una setticemia.
Ann aveva quindi gia’ sviluppato un rapporto fatto di contatti fisici con la sua mamma; aveva iniziato ad allattarsi dal suo seno… e, per questo, aveva fatto moltissima fatica a “ripartire” da sola.
E’ difficile per un neonato adattarsi al latte in polvere, dopo aver assaggiato il latte materno. E’ dura per un orfanello accettare l’abbraccio di un estraneo, dopo aver goduto per qualche settimana dell’amplesso materno.
Ma poi con pazienza ce l’abbiamo fatta, ed Ann ha cominciato a prendere peso ed a diventare piu’ sorridente e gioviale.
L’abbiamo restituita a Rita che era gia’ grandicella (aveva quasi un anno, se non vado errato!): ricordo che il giorno della partenza per Matiri Ann aveva le treccine tenute insieme da elastici multicolore.
Un altro particolare che rammento con gioia velata da nostalgia e’ il fatto che Ann era una delle preferite di Sr Oliva.
Come vedete dalla foto, ora e’ grandicella e molto bella. Mi pare pero’ che ancora sorrida poco.
E’ tornata a Chaaria oggi per un interventino in anestesia generale: le abbiamo tolto un sacco di molluschi contagiosi, e poi l’abbiamo salutata nuovamente al risveglio, ed ancora l’abbiamo affidata alle cure di Rita, la sua nuova mamma.
Fr Beppe 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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