mercoledì 11 aprile 2012

Josphine Kawira

Desidero ringraziare di cuore i miei donatori, che mi stan permettendo di portare avanti i miei studi, nonostante l'estrema poverta' della mia situazione familiare. 
La mia storia molti di voi la conoscono. Non ero mai andata a scuola. Gia' all'eta' di dodici anni ero una persona di servizio a casa di un vicino, che poi e' andato fuori di testa e mi ha preso a machetate, quasi decapitandomi, per poi suicidarsi subito dopo. 
A Chaaria ho trovato, in quel lontano dicembre 2007, non solo delle mani che hanno suturato le mie profondissime ferite fisiche, ma anche delle persone buone che si son fatte toccare il cuore dalla mia situazione di poverta' ed abbandono. 
 Io sono orfana di babbo e mia mamma ci ha lasciati quando ero piccolissima. Ora frequento la St Andrew's School e sto finendo la quinta. Sono molto piu' grande dei miei compagni di scuola, ma con la pazienza arrivero' a concludere i miei studi. 
Grazie a chi con generosita' mi manda i soldini che mi permettono di andare avanti con gli studi. 

Josphine Kawira 


1 commento:

Anonimo ha detto...

Tutta la medicina d'urgenza delle Molinette di Torino ti saluta !


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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