venerdì 6 aprile 2012

La pericardite essudativa


E’ una condizione molto frequente nell’Africa subsahariana.
A volte la pericardite puo’ essere massiva, tanto da causare tamponamento cardiaco.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS), nei Paesi tropicali e subtropicali, l’eziologia piu’ frequente e sempre da considerare come prima possibilita’ eziologica, e’ la pericardite tubercolare.
La diagnosi di pericardite tubercolare e’ molto difficile, soprattutto per le limitazioni imposte dai nostri mezzi tecnici.
Una VES (ESR in inglese) uguale o superior ai 75 mm/1ora, e’ un indice diagnostico molto importante.
A volte ma non sempre si puo’ trovare una linfocitosi relativa all’emocromo.
La pericardite tubercolare richiede pericardiocentesi ripetute e follow up con ecocardiografie seriate in caso di tamponamento cardiaco. Se la frazione di eiezione e’ mantenuta, e non c’e’ importante ipotensione e ipossia, si preferisce la terapia medica senza pericardiocentesi. Normalmente il fluido pericardico che si ottiene alla puntura e’ di tipo essudativo, e non ematico.
La pericardiocentesi diagnostica ha un rischio elevato ed inoltre non ha un grande significato, in quanto normalmente la ricerca dei BAAR (AAFB in inglese) e’ negativa, e non c’e’ possibilita’ di coltura per i bacilli tubercolari se non a Nairobi. In un caso specifico abbiamo recentemente fatto pericardiocentesi ecoguidata a motivo di tamponamento cardiaco, ed abbiamo prelevato liquido ematico, cosa che ci ha orientati  verso una eziologia neoplastica.
La pericardite tubercolare e’ una delle situazioni in cui l’OMS autorizza la terapia “ex juvantibus” anche nel Terzo Mondo, dove il controllo e’ serratissimo per evitare insorgenza di ceppi resistenti (ricordo che la MDR (Multi Drug Resistant) TB e’ un flagello che si sta spandendo per l’Africa).
In caso di pericardite essudativa con VES elevata, con o senza linfocitosi relativa, siamo quindi invitati ad iniziare la terapia antitubercolare secondo le line guida OMS, che per il Kenya sono (2RHZE, 4RH).
Durante i primi due messi di terapia intensiva con 4 farmaci, la pericardite tubercolare (cosi’ come la pleurite e la meningite tubercolare) va trattata anche con steroide (prednisone 1 mg/Kg/die), al fine di prevenire la formazione di sinechie che in futuro potrebbero causare una pericardite costrittiva. A volte associamo allo steroide anche ASA, al fine di ridurre piu’ energicamente l’infiammazione;  in questo caso proteggiamo accuratamente lo stomaco dei pazienti con inibitori di pompa protonica.
Sulle line guida per le unita’ sanitarie piu’ rurali, dove spesso non c’e’ un medico, si legge che tutte le pericarditi in Africa vanno considerate tubercolari, finche’ non se ne puo’ provare il contrario.
In Italia la situazione epidemiologica e’ probabilmente diversa, con pericarditi essudative secondarie piu’ ad altre cause (post-traumatiche, tumorali, malattie del collagene, diatesi emorragiche, iatrogene da farmaci o da procedure invasive o post-cardiochirurgiche, virali, post-infartuali). Spesso anche in Italia la pericardite viene ancora definite come idiopatica, perche’ non se ne conosce la causa. Per noi che viviamo in Africa subsahariana, la pericardite tubercolare e’ l’ipotesi numero uno, mentre i testi italiani (G. Gatti, Dal Sintomo alla diagnosi alla terapia. Dompe’. B. Tartaglino, Farmaci e Procedure in Medicina d’Urgenza. C.G. Edizioni Medico Scientifiche) la considerano rara.
Fr Dr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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