mercoledì 23 maggio 2012

Chaaria ha bisogno di tutti noi

Eccomi qui con poche parole e tante idee confuse a cercare di raccontarvi la mia meravigliosa esperienza a chaaria, sapendo che qualsiasi cosa io possa raccontare non riuscira' a trasmettere neanche una piccola parte di cio' che ho visto e vissuto! 
Sono partita sapendo bene che non stavo andando in vacanza nel resort e chi mi aveva preceduto aveva provveduto ad informarmi nei piu' piccoli dettagli,ma niente era piu' lontano di quello che poi mi sono trovata ad affrontare di persona.
Chaaria va vissuta per comprenderla non raccontata! Chaaria, come ormai sapete,è un bush hospital immerso nella bellissima vegetazione delle piantagioni di mais e banani, 25 km di strada sterrata lo separa da meru e 1 km dal villaggio di chaaria piccola polverosa e povera baraccopoli. Tutto intorno sorgono una miriade di piccoli villaggi di capanne e baracche.l'ospedale è la maggior fonte di sostentamento perche' da lavoro come infermieri, addetti alle pulizie, manutentori, cuochi, giardinieri a tantissima gente del luogo!Chaaria rappresenta l'unico punto di riferimento per gli ultimi coloro che mai si potrebbero permettere di farsi curare in un paese dove la sanita' pubblica è a pagamento!! 
Dopo un lunghissimo viaggio durato 30 ore eccomi catapultata in un altro mondo e senza aver il tempo di riflettere su cosa avessi a disposizione per lavorare che tipologia di pazienti avrei visto come comunicare con loro visto che parlano solo kimeru mi sono trovata immersa in sala operatoria visto che Beppe Gaido il medico che gestisce 24 ore su 24 chaaria, sapendo di avere a disposizione chirurghi e anestesisti,aveva provveduto a far convogliare una infinita fila di gente pronta per essere operata! Il fatto di non aver avuto il tempo di pensare mi ha salvato dal prendere il primo matatu e scappare a gambe levate. Come potevo portare in sala operatoria un paziente senza sapere di quali patologie soffrisse,se era cardiopatico o meno o che altro avesse? Ma sicuramente non lo sapeva neanche lui quindi era inutile chiederglielo lui vedeva solo che la sua gamba era gonfia ulcerata e piena di vermi e io ero li per salvarlo non per chiedergli cose per lui di poca importanza!il primo di una lunga serie di traumi è stato cercare di capire perche' arrivano in ospedale quando ormai sono in condizioni disperate, forse la paura di dover pagare o forse la non abitudine a lagnarsi per ogni malessere li porta a sopportare cose che noi umani non riusciamo a credere possibile!
Sconvolgente sono state le tantissime persone con ustioni devastanti sulle gambe o in tutto il corpo spesso causate da crisi epilettiche mai curate ,per le quali si rovesciavano l'acqua bollente addosso! Le medicazioni di queste enormi ferite che arrivavano all'osso e dove spesso le larve si erano replicate erano lunghe e dolorose e per staccare le garze intrise di siero e mosche le sedavo prima di medicarle e al risveglio accarezzandole le dicevo sawa sawa mama,che vuol dire tutto bene mama e loro mi guardavano come se fossi stata uno stregone perche' all'improvviso la brutta ferita non faceva piu' male.Tanti altri pazienti arrivavano con una necrosi di tutta la gamba partita da una banalissima ferita del piede dove sarebbe bastato solo un po' di disinfettante per evitare dopo mesi l'amputazione.
E se l'amputazione è una tragedia in tutto il mondo in africa le tradegie si amplificano sia per la che loro cultura e sia per la scarsita' di mezzi economici che non permettano magari una protesi! A proposito di retaggi culturali in africa le donne non amano partorire in ospedale e tanto meno con il cesareo che le fa apparire agli occhi del marito meno donne di chi partorisce spontaneamente, e cosi' quando arrivano dopo aver camminato per distanze impossibili o trasportate da matatu che sobbalzano ad ogni buca sono veramente sfiancate dai ripetuti tentativi di partorire nella capanna e tu temi di non riuscire a salvare il bambino ormai con un battito flebile! E mentre la sala è pronta, tu sei pronto, hai fretta di estrarre il bimbo ...ancora lei non si convince,cominci a innervosirti ma poi capisci che lei è la prima vittima di una cultura che noi non possiamo capire e giudicare e in questo tira e molla estenuante in cui ti stai giocando la vita del piccolo finalmente la convinci e il pianto del bimbo soppravvissuto ti entra nelle orecchie e nel cuore.la cosa piu' bella sono stati 2 splendidi gemellini che non volevano proprio uscire ma che a dispetto di tutta la miseria in cui vivono, a chaaria sono nati sani e forti! La tragedia arriva quando,come spesso succede a chaaria, ti depositano nel pronto soccorso un paziente gravissimo moribondo in coma che non puo' spiegarci cosa è successo e chi lo ha portato è gia sparito macinando i tanti km fatti all'andata e tu rimani senza parole sgomenta,pretendi di avere i farmaci di cui puoi disporre in Italia per mantenrli almeno le funzioni vitali fintanto che non si giunga ad una diagnosi, ma il farmaco non c'è forse si puo' recuperare a Meru forse tra 1/2 ore..il tempo di andare e tornare,ma io lo voglio subito!! Cosa me ne faccio quando il paziente è morto e invece tu ti giochi le coronarie ti spermi il cervello,il paziente sopravvive a dispetto di tutto e tu ti trovi con molti anni in meno ma con un sorriso ebete stampato in faccia mentre le mie amate bravissime infermiere di sala mi dicono "Daktari this is chaaria!!e da allora scatta qualcosa, ti liberi del tuo modo europeo di lavorare impari a far tanto con poco e quando proprio non ce la fai ti ripeti" this is chaaria! e aspetti il miracolo che inspiegabilmente arriva!la degenza è la parte piu' dura 2 cameroni con 50 brande ognuno (maschi e femmine) incastrati l'uno con l'altro in un caos verticale e orizzontale,che non permette alle barelle di passare tra i letti, e cosi'quando dalla sala operatoria riportavamo il paziente nel camerone,ovviamente non in grado di camminare dopo aver subito un intervento! 
I pazienti nelle prime file scalavano nelle retrovie dove c'era la branda dell'operato!Impossibile creare piu' spazio togliendo qualche branda,dove andrebbero i poveri pazienti rifiutati per mancanza di posti letto?? E cosi' spessissimo i letti sono occupati da 2 persone che condividono patologie,sudore,sangue,vomito e feci!Ma chaaria non lascia fuori nessuno! A chaaria non si finisce mai di lavorare,si lavora ai limiti dell'umana sopportazione,e quando pensi di aver fatto tanto ti accorgi che almeno altrettanto cè da fare....nuovi ricoveri nuove operazioni nuovi cesarei...tutto senza mai fine. Chi gestisce tutto questo e fratel Beppe Gaido nato come infettivologo e ora diventato bravissimo chirurgo generale, ostetrico endoscopista ecografista e all'occorrenza anestesista......che lavora a ritmo serrato per 365 giorni all'anno senza mai lamentarsi!io non ho la sua vocazione ne sono un esempio di credente da seguire anzi ma solo chi ha una forza interiore soprannaturale puo' reggere ad oltranza i suoi ritmi e a chaaria, pur essendo io molto poco credente, i miracoli si compiono giornalmente!quasi tutti i pazienti che arrivano a chaaria per i motivi piu' disparati hanno anche la tubercolosi spesso in forma gravissima e la malaria rendendoli ancora piu' fragili ed è per questo che servono tanti mezzi tante medicinetanto di tutto! 
Ora il nuovo blocco operatorio con 2 sale e il travaglio sono quasi pronte ma per gli arredi serviranno tanti soldi, chiunque di voi abbia a cuore questo meraviglioso piccolo ospedale puo' partecipare alla sua crescita versando il 5 per 1000 senza spendere una lira. Se ne avete piacere continuate a seguirlo nel blog chaaria e i suoi tantissimi pazienti hanno bisogno di tutti voi. Un altro capitolo sono i meravigliosi bambini orfani e non che chaaria accudisce in tutti i sensi e i 50 dolcissimi portatori di handicap che vivono li perche' rifiutati dalle famiglie, ma per raccontare chaaria non basterebbe un libro e io mi scuso con voi per avervi portato via tanto spazio e tempo. Un ultimo ma per me importante saluto e ringraziamento lo vorrei dedicare a makena marcela mercy camua mama sharon che si prodigano in sala operatoria come mai mi è capitato di vedere con una dedizione professionalita e dolcezza infinita! considerando che erano ragazze poverissime senza nessun titolo di studio e che beppe ha fatto studiare e prendere il diploma di tecnici di sala,neanche infermiere .....bene oggi non solo sono eccelse professioniste ma sanno sostituire un chirurgo eseguendo un perfetto cesareo in men che non si dica da fare invidia a tanti di noi.
Complimenti ragazze siete uniche!!

D.ssa Marina Napoleone

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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