martedì 29 maggio 2012

Il Vangelo di oggi

Oggi a Messa il Vangelo mi ha veramente colpito. Pietro chiede a Gesu’: “noi abbiamo lasciato tutto per te... Che cosa avremo in cambio?” Ed il Signore candidamente risponde: “non c’e’ nessuno che abbia lasciato casa o campi o amici per il Vangelo che non riceva il centuplo quaggiu’ sulla terra, insieme a persecuzioni... e poi in futuro la vita eterna”. 
Il centuplo quaggiu’: chissa’ cosa vuol dire! Forse cento figli invece di uno o due, perche’ li fai nascere tutti i giorni, e poi ti prendi cura dei figli di tanti altri, quando sono poveri, malati, abbandonati. 
Magari il centuplo delle possibilita’, perche’ certamente a Chaaria uno puo’ essere insieme chirurgo, ginecologo, internista ed anestesista. Certamente una gioia centuplicata ogni volta che, come oggi, abbiamo salvato la vita di qualcuno. 
Ma il centuplo va insieme alle persecuzioni: non e’ necessario pensare a regimi oppressivi e anti-cristiani. 
Le persecuzioni ci sono sempre! Sovente vieni umiliato; il tuo lavoro e’ denigrato, i tuoi traguardi negati o sminuiti con sarcasmo; il positivo delle tue imprese misconosciuto, mentre le mancanze analizzate con la lente di ingrandimento... ma tutto questo e’ normale per un discepolo, perche’ le persecuzioni ce le ha preannunciate Gesu’ stesso, e Lui in persona ha avuto un trattamento analogo. 
Spesso oggi la persecuzione viene da persone gelose, da competizione sleale, dal gusto di far star male gli altri per sentirsi piu’ forti o piu’ potenti. Ma le dobbiamo accogliere ed accettare con forza e coraggio, perche’ anche a Gesu’ hanno fatto lo stesso. 
Le persecuzioni sono quasi un sigillo ed una garanzia che siamo sulla buona strada: San Vincenzo de Paoli per esempio era preoccupato quando la gente parlava bene di lui. 
E poi alla fine, anche se oggi tante volte siamo depressi, amareggiati ed un po’ schiacciati dalla persecuzione dei nostri simili, lo sappiamo che, come dice il Cottolengo, “un pezzo di Paradiso mettera’ a posto ogni cosa”. 

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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