sabato 26 maggio 2012

Le cresime a Chaaria


Oggi la parrocchia di Chaaria ha accolto il Vescovo di Meru, Mons Salesius Mugambi per la solenne celebrazione del sacramento della Cresima per oltre 200 candidati.
E’ stata una Messa solenne e gioiosa, con grande partecipazione di folla, canti estremamente curati dal coro, e danze ritmate e dolcissime. Hanno concelebrato i sacerdoti della parrocchia di Chaaria.
Naturalmente l’Eucaristia si e’ celebrata secondo i classici canoni dell’African Time: iniziata con piu’ di un’ora di ritardo e durata poi circa 4 ore e mezza; sono stati lunghissimi sia predica e discorsi che il semplice rito dell’unzione per 200 candidati.
Anche la nostra Josphine Kawira e’ stata oggi “confermata”.
Come sapete Josphine e’ orfana, e le sue sorelle non sono cattoliche. Inoltre non hanno dimostrato alcun interesse a venire per la festa.
Lei e’ stata battezzata ed ha ricevuto la Prima Comunione dopo che ce la siamo presa come figlia grazie all’adozione a distanza. Per questo abbiamo trovato per lei una madrina di Chaaria, e nel pomeriggio le abbiamo organizzato un piccolo rinfresco. Siamo infatti la sua unica famiglia!
Josphine sta crescendo e sta diventando una signorina: e’ bellissima e molto ben educata.
L’abbiamo conosciuta 5 anni fa, in una notte in cui ci e’ stata portata in fin di vita, dopo essere stata ferita a morte da un pazzo che brandiva un machete.
Allora non sapeva ne’ leggere ne’ scrivere, ne’ aveva mai visto un banco di scuola, ma lavorava sotto padrone come “Cenerentola”.
Ora, grazie soprattutto all’aiuto economico dei benefattori, ne stiamo facendo una ragazza educata, istruita e molto attiva nella fede cristiana.
Porgiamo a Kawira tantissimi auguri nel giorno della sua Cresima.
Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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