domenica 27 maggio 2012

La panga fa disastri

E’ una delle emergenze notturne piu’ frequenti. Ti chiamano normalmente a notte fonda in quanto si tratta di litigi tra ubriachi o di furti finiti violentemente. Sono ferite profonde e devastanti perche’ la panga non e’ un coltello: e’ in effetti una lunga accetta e arriva sul corpo della vittima con tutta la forza distruttrice di un’ascia. 
Spesso sono distrutti tendini, muscoli, nervi, arterie e vene. E’ quindi un lavoro lungo e difficile, su un paziente normalmente sporchissimo: infatti sovente e’ caduto per terra e si e’ imbrattato di polvere e fango. Le sue condizione sono di solito instabili e lui si agita, in parte a causa dello shock ed in parte a motivo dell’alcool che ha in corpo. 
Essere chiamato all’una di notte per una panga e’ molto peggio che un'emergenza per cesareo: in quest’ultimo caso piu’ o meno sai a che ora inizierai e quando finirai... ma suturare una pangata puo’ richiedere il lavoro di ore. 
Moltissime volte devi ricucire sapendo che l’osso del cranio e’ coinvolto. Quindi devi ricoverare il malcapitato e poi mandarlo a fare una TAC alla prima occasione, in quanto potrebbe avere un ematoma cerebrale. 
Altre volte i tendini della mano sono cosi’ tanto maciullati che fai davvero del tuo meglio per la tenorrafia, soprattutto quando Luciano non e’ a Chaaria. 
Ed in piu’ sei stanco ed un po’ cofuso perche’ e’ notte. 
Ma anche questa e’ Chaaria! 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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