venerdì 1 giugno 2012

Francesca, Luciano e Toto

Sono partiti all’alba alla volta dell’aeroporto, dopo tre settimane di servizio veramente intenso ed entusiasmante. Anche in questo periodo abbiamo sperimentato l’overbooking tipico del nostro ospedale. 
Spesso non riuscivamo a finire la lista operatoria, sia perche’ i pazienti sono in effetti molto piu’ complicati di quello che sembrano e le operzioni si prolungano, sia perche’ sono aumentate a dismisura le emergenze: siamo arrivati fino a 6 cesarei urgenti provenienti da altre strutture, che ci “riferivano” il caso gia’ complicato. 
A questo si sono aggiunte le gravidanze ectopiche rotte, le peritoniti da appendicite perforata, gli addomi acuti. Lo stress piu’ grave che abbiamo vissuto ripetutamente in questo periodo, e che ha ulteriormente sottolineato la necessita’ urgente di poter aprire la nuova sala operatoria, e’ derivato da quelle emergenze che giungevano quando in sala si era appena iniziato un intervento ortopedico complesso della durata prevista di 4 o 5 ore.
Sono stati momenti durissimi sia per chi operava, in quanto si doveva fare in fretta ma anche cercare di non rovinare il paziente “sotto i ferri” e di garantirgli la migliore riuscita della procedura... e sia per chi stava fuori a sostenere i parametri vitali del malato in attesa di operazione urgente. 
Ricordo il giorno tremendo in cui una mamma e’ arrivata da un altro dispensario in preda a convulsioni subentranti, ed in uno stato di coma profondo. 
La sala era occupata per una riduzione chirurgica e fissazione interna di frattura di avambraccio causata da una panga, che aveva anche sezionato arterie, nervi e tendini.
Temendo che la donna morisse insieme al prodotto del concepimento, ho dovuto fare piu’ volte gentili pressioni sugli ortopedici, che d’altra parte avevano di fronte un compito molto difficile, lungo e delicato... Il Signore e’ pero’ stato con noi come sempre, ed alla fine siamo riusciti sia a finire l’operazione ortopedica che ad eseguire il cesareo con esito favorevole per la mamma e per il bimbo... Sono comunque state ore di tensione per tutti! 
Ancora una volta devo dire, insieme a Luciano e Toto: “anche questa e’ Chaaria!” Ringraziamo quindi Francesca per il suo servizio in stireria, presso i Buoni Figli ed in cucina: grazie infinite per il bene che ha voluto ai ragazzi del centro, ed anche per le ottime pizze all’italiana che ha preparato per noi. 
Auguriamo a Francesca, Luciano e Toto un buon viaggio di rientro In Sardegna, ed a loro diciamo: arrivederci a novembre. 
A poche ore dalla loro partenza ho visitato una bambina che avra’ bisogno di intervento ortopedico per ginocchio valgo. Ho quindi iniziato gia’ da ora a fare appuntamenti per loro. 
A novembre speriamo di poter avere la nuova sala funzionante, in modo da non avere piu’ tensioni o preoccupazioni per le emergenze, anche in caso di operazioni complesse e lunghissme, come spesso capita per i complicatissimi casi di Chaaria. 

Fr Beppe Gaido

 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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