mercoledì 5 settembre 2012

Le condizioni di salute di George

La lastra del torace e' risultata molto peggio di quello che ci saremmo aspettati. Non una polmonite, ma un idro-pneumotorace destro con collasso del polmone all'ilo. George e' sempre molto dispnoico, e le sue condizioni sono scadenti. 
Oggi in sala operatoria abbiamo applicato un drenaggio toracico con aspirazione sott'acqua ("seal water drainage" in inglese). 
George e' stato bravo e collaborativo. Gli abbiamo praticato solo un po' di ketamina e poi anestesia locale: era calmo ma sveglio. Cristian ha inserito il drenaggio al quinto spazio intercostale, e subito ne e' sgorgato del liquido essudativo-purulento (1 litro nel primo quarto d'ora). 
La ricerca dei bacilli acido-alcool resistenti e' risultata positiva: si tratta quindi di una pleurite tubercolare. Al momento la fuoriuscita di liquido e' diminuita, ma per mia esperienza ci vorranno dalle due alle tre settimane perche' il polmone ritorni ad espandersi completamente... ed inoltre rimarra' il pericolo di una pleurite costrittiva da aderenze.
Abbiamo iniziato la terapia antitubercolare immediatamente con Rifampicina, Isoniazide, Pirazinamide ed Etambutolo. Abbiamo anche prescritto del prednisolone e della vitamina B6, secondo le linee guida del Kenya. 
Ora non dobbiamo che attendere che le medicine abbiano il loro effetto. George rimarra' in ospedale almeno fino alla rimozione del dreanaggio. E' la prima volta che abbiamo un caso di tubercolosi nel centro dei Buoni Figli. 
Auguriamo a George un recupero veloce e senza complicazioni. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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