martedì 4 settembre 2012

Pet therapy: altre notizie dal centro Buoni Figli


Certamente gli animali incuriosiscono ed intrattengono i diversamente abili, che a volte spendono ore a contemplarli ed a giocare con loro.
Nel contesto delle nostre attivita’ occupazionali per i Buoni Figli abbiamo quindi pensato anche a delle tartarughe, che i ragazzi possono toccare, prendere in braccio ed osservare. Ne avevamo due che pero’ poi sono riuscite a scappare. Ora ne abbiamo acquistate altre due, ed abbiamo realizzato una specie di recinto in cui esse vengono tenute durante la notte e quando sono da sole. Le lasciamo libere con i ragazzi solo quando un assistente e’ disponibile. Isidoro e’ incaricato di dare loro la lattuga e di assicurare che abbiano acqua da bere. Una volta alla settimana un gruppo di ragazzi, insieme all’assistente, si occupa di fare loro il bagno. Anche la “pet therapy” fa parte del nostro sforzo di promozione umana dei ragazzi accolti nel centro.
Altre notizie riguardanti i Buoni Figli sono le seguenti:
1)Oggi Titus Kioko ritorna al centro dopo due settimane in famiglia. Fr Robert Maina si e’ incaricato di andarlo a prendere.
2)George e’ al momento ricoverato in ospedale in condizioni piuttosto serie. Ha avuto una brutta malaria che poi lo ha predisposto ad una polmonite lobare che ancora non riusciamo a controllare. Le sue condizioni sono serie, anche se per adesso stabili.
3)Njeru rientrera’ a Naromoru venerdi’, accompagnato da Fr Robert Maina: la’ continuera’ la fisioterapia in preparazione al secondo intervento ortopedico che e’ previsto per gennaio. Venerdi’ anche Jacobu sara’ ricoverato a Naromoru per iniziare il ciclo di fisio in preparazione all’operazione correttiva.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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