giovedì 13 settembre 2012

Solidarietà con Alice


La vice-responsabile del nostro laboratorio analisi Alice Kaimuri (la prima a sinistra nella foto) ha oggi avuto una tremenda disgrazia.
Mentre era al lavoro, verso mezzogiorno, ha avuto la notizia che la sua povera casetta di legno e lamiere ondulate era stata completamente rasa al suolo da un devastante incendio.
I bambini erano soli a casa e probabilmente l’incendio e’ stato causato da uno dei figli che giocava con i fiammiferi. Alice e’ stata chiamata dai vicini, i quali, dopo aver portato in salvo i bambini, hanno tentato in tutti i modi, ma invano, di fermare il fuoco.
Quando, in preda ad un tremendo shock, lei e’ arrivata a casa, accompagnata dalla collega Marietta (la prima a destra nella foto), non ha trovato altro che un mucchio di cenere fumante.
Tutto e’ andato perduto: la casa, gli averi della famiglia, i documenti, i vestiti.
Fortunatamente hanno una piccola baracca adiacente che serviva da granaio... e’ li’ che spenderanno la notte con un po’ di materiale donato dai vicini.
I colleghi di lavoro di Alice e noi tutti dell’ospedale ci siamo mobilitati immediatamente, e gia’ oggi e’ partita una generosa raccolta fondi, per venire incontro ai bisogni primari di quella famiglia sul lastrico... il marito di Alice lavora lontano, ed e’ stato avvertito!
Si fara’ poi una seconda “harambee” per aiutare Alice e la sua famiglia a ricostruire la casetta.
E’ una tragedia tremenda, ma onestamente siamo gia’ sollevati dal fatto che i tre bimbi di Alice sono tutti salvi ed illesi.
Chiediamo ai volontari che la conoscono di ricordarla nella preghiera.
Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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