giovedì 11 ottobre 2012

Decennio

In questi giorni ricorrono i dieci anni dalla prima esperienza di volontariato a Chaaria di Silvia Gerlero, la quale ha deciso di celebrare la ricorrenza proprio qui in Kenya.
Era ottobre 2002, quando, insieme a Nadia e ad altri volontari, Silvia venne per la prima volta.
“Tantissime cose seno cambiate”, mi diceva ieri sera con tono vagamente nostalgico di quei tempi pionieristici. “Ricordi che non c’era il reparto di medicina generale e che avevamo il camerone di pediatria, insieme ad alcune stanze di degenza nel settore dei Buoni Figli?”... “Dove oggi c’e’ il reparto di medicina era tutto coltivato e c’era l’inceneritore!”
Silvia e’ tornata tante volte a Chaaria, anche se non ha potuto venire tutti gli anni, e di cuore la ringraziamo per la costanza e per l’affetto che la lega a noi.
La ringraziamo anche per l’impegno in Associazione nel campo della formazione dei volontari di professione infermieristica.
Il nostro grazie piu’ grande glielo diciamo per la sua umilta’ che la porta ad essere disponibile per qualsiasi incombenza: dal reparto, alla sala operatoria, fino al piegare le garze.
La ringraziamo perche’ sa collaborare benissimo con il nostro personale e non critica mai niente e nessuno.
Tantissime felicitazioni per il tuo decennio di Chaaria, cara Silvia.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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