mercoledì 10 ottobre 2012

L'avere e l'essere per un'economia al servizio della vita


TORINO - 13 OTTOBRE 2012
PICCOLA CASA DELLA DIVINA
PROVVIDENZA (COTTOLENGO)
VIA COTTOLENGO 12

ORE 9.00 – 10.00
SALUTI
Piero Fassino, Sindaco di Torino
Giovanni Maria Ferraris, Presidente del Consiglio Comunale di Torino
Giampiero Leo, Consiglio Regionale del Piemonte
D. Lino Piano, Padre della Piccola Casa - Cottolengo
Sr. Giuliana Galli, Compagnia di San Paolo
Luigi De Salvia, Religions for Peace

ORE 10.00 – 12.30
NON DI SOLO PANE VIVE L’UOMO
La crisi entro cui ci dibattiamo non è solo congiunturale, ma chiama in
causa gli indirizzi risultati dominanti nel dispiegarsi della Modernità.
L’affermarsi della visione utilitaristica ha comportato che la sfera economica
venisse concepita separatamente dal complesso delle altre attività umane, con
la conseguenza di minare le sue stesse basi, oltre a compromettere il rapporto
con l’ambiente. Ma se la crisi ha le sue radici in un impoverimento antropologico,
se ne potrà uscire ritrovando, in condizioni diverse dal passato, una più
ampia visione dell’uomo e del suo compito morale: che è quello che le culture
religiose in vario modo ripropongono.
Relatori:
D. Ermis Segatti, Facoltà Teologica di Torino
La vita economica nella prospettiva cristiana
Fabrizio Pezzani, Università Bocconi di Milano
Ricostruire il capitale sociale
Riccardo Ghidella, Presidente UCID di Torino
Crisi, welfare e impresa: quale orizzonte
Maurizio Pallante, Movimento per la Decrescita Felice
Una più ampia visione dell’economia
Modera: Claudio Vercelli, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini

12.30 RINFRESCO

ORE 14.00 – 16.00
QUATTRO PILASTRI DI UN’ECONOMIA BUONA
L’uscita dalla crisi implica una profonda riconversione culturale.
L’unilaterale finalizzazione delle attività economiche al profitto ha generato il
predominio incontrollato della finanza, che si ritorce distruttivamente
sull’economia stessa e su ogni aspetto della vita sociale. D’altra parte l’aver
posto lo sviluppo a tutti i costi dei consumi come motore dell’economia ha
generato un modello antropologico, il consumismo, a sua volta gravemente
distruttivo: sia per aver prodotto una corsa brutale all’accaparramento delle
risorse, nonché il loro rapido logoramento, sia per i danni morali causati alla
società. La disgregazione dei tessuti comunitari e dei rapporti fra le generazioni
ha generato infatti individui sospesi nell’effimero, spesso incapaci di
collaborare alla costruzione di un futuro comune. Si richiedono notevoli mutamenti
di indirizzo, tali da riattivare capacità umane oggi mortificate.
UN’ECONOMIA NON SOLO FINALIZZATA AL PROFITTO
Alberto Ferrucci, Movimento dei Focolari
L’esempio dell’Economia di Comunione
IL DENARO COME MEZZO E NON COME FINE
Alberto Brugnoni, ASSAIF
Il credito senza interesse: il modello della finanza islamica
LA SOBRIETÀ COME MOTORE ECONOMICO
D. Domenico Cravero, Diocesi di Torino
Individuo, famiglia e comunità in una prospettiva non consumistica
UNA NUOVA ETICA DEL LAVORO
Claudio Torrero, Interdependence
Una prospettiva interculturale: vocazione cristiana e pratica buddhista
 
ORE 16.00 PAUSA CAFFÈ

ORE 16.15 – 18.00
RELIGIONI ED ECONOMIA:
UN APPORTO NUOVAMENTE ATTUALE?
Nel passato premoderno i soggetti religiosi svolgevano un ruolo di primo
piano nell’organizzazione della vita economica e nel suo orientamento
umanistico e spirituale; è possibile che tornino a svolgerlo? Quali le spinte
e quali le resistenze?
Dibattito moderato da Paolo Macina (Interdependence)
 
Oltre ai relatori intervengono:
Paolo Ribet, Pastore della Chiesa Valdese
Riccardo Saccotelli, Comunità Musulmana di Torino
D. Danilo Magni, Giuseppini del Murialdo
Beppe Del Colle, Direttore de Il Nostro Tempo

Durante il convegno sarà allestita la mostra pittorica RADICI
DELL’UMANITÀ, con quadri della pinacoteca comunale di Torre Canavese.

In collaborazione con:
INTERDEPENDENCE
RELIGIONS FOR PEACE
DIM (DIALOGO INTERRELIGIOSO MONASTICO)
MOVIMENTO DEI FOCOLARI
PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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