martedì 16 ottobre 2012

World food day

Anche oggi le Nazioni Unite ci propongono alcuni elementi di riflessione.
In data odierna siamo chiamati a riflettere sulla fame, che e’ purtroppo ancora una triste realta’ in tante parti del mondo, incluse varie regioni settentrionali del Kenya.
Siamo chiamati a pensare agli sprechi alimentari, ed allo stesso tempo alle persone che non hanno la possibilita’ di nutrirsi a sufficienza.
La giornata di oggi ci ripropone anche il problema delle enormi distese di terre incolte in Africa a motivo della mancanza di acqua e di adeguati sistemi di irrigazione: coltivando ovunque, l’Africa sarebbe infatti autosufficiente per l’alimentazione dei propri abitanti. Ecco perche’ la F.A.O. propone, come tema di quest’anno, l’importanza delle cooperative agricole, soprattutto nel campo della collaborazione alla realizzazione di progetti e schemi di irrigazione.
Sempre oggi, l’UNESCO ha rilasciato una dichiarazione in cui tristemente si ammette che uno dei “millennium goals” delle Nazioni Unite, quello di assicurare istruzione primaria gratuita a tutti entro il 2015, purtroppo non sara’ raggiunto: piu’ di 200 milioni di bambini in Africa non finiscono infatti le scuole primarie. L’ambizioso obiettivo era stato lanciato dall’ONU nel 2000 in occasione del nuovo millennio, ed all’inizio si erano registrati dei grandissimi successi, ma ora pare che la situazione abbia cessato di migliorare e moltissimi bambini o non comincino affatto le scuole o le abbandonino molto presto.
Vicino a Chaaria per esempio ci sono villaggi (ad esempio Manthi o Kiamuri) dove gli insegnanti mi dicono che la settima e l’ottava classe delle primary sono praticamente vuote, soprattutto di ragazze, perche’ tutte si sposano prima di arrivarci.
Anche la ricorrenza odierna ci ricorda che c’e’ ancora bisogno di tanto lavoro e di tanto impegno in molti settori.

Fr Beppe Gaido



Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....