lunedì 12 novembre 2012

Congratulazioni!

Carissimo Fratel Beppe,
oggi finalmente il sogno è diventato realtà! Fin dal 2001 sognavi una sala operatoria degna di questo nome e dopo tanto sudare ed aspettare ... oggi hai potuto fare il primo intervento nella nuova sala.
Alcuni di noi ti hanno seguito lungo tutto questo percorso, altri hanno condiviso con te solo una parte di questo cammino che oggi ti ha portato a questa importante tappa.
Ti ringraziamo di cuore, perchè riconosciamo che è grazie alla tua tenacia e costanza che siamo giunti ad avere una nuova sala operatoria.
Sappiamo quanto hai lottato e faticato.
Sappiamo che non lo hai fatto per te, ma per i pazienti che il Signore affida alle tue cure. Sappiamo che nel tuo cuore la nuova sala operatoria era un atto di giustizia e di donazione per poter dare un servizio di alta qualità e sicurezza ai poveri.
Sappiamo anche che lungo questo cammino, non sono mancati ostacoli, ingiuste critiche, difficoltà e problemi.
Sappiamo che alcune cose ti hanno ferito e fatto soffrire.
Sappiamo che hai affrontato tutto con fede e determinazione per amore dei poveri.
Sappiamo che per te e per tutti i pazienti di Chaaria oggi è un gran giorno.
Sinceramente e di cuore vogliamo esprimerti la nostra gratitudine e condividere con te questa grande gioia.
Vogliamo assicurarti che, con i nostri limiti ed errori, noi tutti siamo pronti a sostenerti e a continuare sotto la tua guida questo cammino.
Un cammino che da oggi trova nuovo slancio, perchè la gioia di aver raggiunto questa tappa ci sprona a continuare verso la meta.
Con affetto e rinnovata stima, preghiamo il Signore che ti dia la forza e la luce per continuare a guidarci in questa stupenda avventura!

Cottolengo Mission Hospital Staff



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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