venerdì 2 novembre 2012

Rischi del mestiere



Oggi ho ricevuto uno schizzo di sangue negli occhi, durante un intervento su di una donna infetta da HIV. Avevo gli occhiali di protezione, ma lo schizzo si e’ infilato lo stesso, passando di lato.Mi sono disinfettato subito e mi sono lavato con acqua corrente.
Poi ho concluso l’intervento dicendo a me stesso: mi sono punto tante volte con pazienti di cui neppure conoscevo lo status... anche questa volta non succedera’ nulla.
Ho pero’ deciso che non volevo correre rischi inutili, anche se sono effettivamente molto tranquillo
Ho quindi deciso di prendere la profilassi. Per me e’ la seconda volta! La prima non era stata facile perche’ avevo avuto effetti collaterali da stavudina, ma oggigiorno per la profilassi quel farmaco e’ stato sostituito dalla zidovudina... speriamo in bene. Per convincermi a 28 giorni di farmaci preventivi, ho nuovamente ripensato alla dottoressa Corti che in Uganda si e’ presa l’AIDS in sala operatoria. Se la scienza ci da’ delle opportunita’ di prevenzione, perche’ non usarle?

Certo, devo accettare quel che e’ successo come parte dei rischi del nostro lavoro. Se sceglievo di fare il commercialista, molto probabilmente non avrei di questi problemi e di queste ansie. Preghero’ certamente che il Signore mi aiuti e che io non mi prenda niente... Comunque, credo che la scelta di assumere la terapia sia stata quella giusta.
In questo modo faccio la mia parte. Il resto lo lascio a Dio”
“ Se divento positivo, ci sara’ qualcuno che mi crede, o molti inizieranno a dire che me lo sono preso andando a donne?”
Di questo non mi preoccupo piu’ di tanto. Dio proteggera’ il mio nome... e poi, alla fin della fiera, noi siamo quello che siamo, e Dio lo sa. Cio’ che la gente dice non aggiunge ne’ toglie nulla, se la nostra coscienza e’ tranquilla.
Certo continuo ad operare e non mi lasio prendere dallo scoraggiamento. Se lascio la chirurgia adesso, potrei non essere poi piu’ in grado di riprendere. E’ come chi smette di guidare dopo un incidente stradale. Ma il Signore me lo ha fatto capire a chiare lettere oggi stesso, perche’ dopo l’incidente dello schizzo sono arrivati cinque cesarei urgenti... e me li son fatti tutti io.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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