domenica 2 dicembre 2012

Euticus Mwiti

Si tratta di un ragazzino di 14 anni che ha riportato una bruttissima frattura della gamba sinistra. La frattura interessava sia tibia che perone. Il malcapitato camminava per strada ed e’ stato investito da una motocicletta.
E’ stato portato a Chaaria in emergenza.
Il 21/11/2012, sotto la guida del Dr Luciano Cara, e’ stata eseguita una riduzione aperta ed una fissazione con placca della tibia. La fibula non e’ stata fissata in quanto l’osso portante e’ la tibia.
L’intervento e’ andato bene e la lastra di controllo su arto gessato dimostra un buon allineamento della frattura, sebbene fosse comminuta e complessa.
Il post operatorio sta procedendo bene.
Eseguiamo medicazioni a giorni alterni, e teniamo l’arto in scarico fino al giorno della desutura  che eseguiremo il 5 dicembre 2012.
Il giorno dell’intervento la gamba era estremamente gonfia. Ora pero’  l’edema e’ quasi scomparso. Abbiammo buone speranze che alla rimozione dei punti la gamba  non sara’ edematosa, e che la cute sara’ buona: verificati questi elementi , sostituiremo la  valva gessata con un  gesso completo circolare che  comprenda il piede, la gamba e la coscia.
Dopo applicato il gesso circolare, permetteremo al paziente di deambulare con l'aiuto di stampelle evitando il carico diretto e l'appoggio della gamba
Il gesso verrà rimosso a  40 giorni dall'intervento.
Verrà quindi effettuato un controllo radiografico senza gesso per valutare quando e come concedere il carico: fortunatamente tale decisione verra’ presa quando il Dr Cara sara’ a Chaaria a gennaio.
A nome di Euticus e della sua famiglia, grazie ancora ai volontari che hanno reso possibile un intervento simile ed un tale enorme salto di qualita’ per il nostro ospedale di Chaaria. 

Fr Beppe 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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