lunedì 3 dicembre 2012

Giornata del diversamente abile

Il 3 dicembre il mondo intero celebra la giornata internazionale del diversamente abile.
E’ con sentimenti di sincero affetto che dedichiamo questo post alle nostre “perle nere” di Chaaria.
Secondo la spiritualita’ del Cottolengo essi sono davvero “le nostre perle, la pupilla dell’occhio della Piccola Casa, le nostre vere gemme”.
I diversamente abili sono i nostri figli, anzi i nostri buoni figli, perche’ lo sappiamo quanto e’ buono il cuore di un debole mentale... da lui si riceve solo affetto, tenerezza e seplicita’.
Essi sono “le cambiali della Divina Provvidenza”: con tale espressione il nostro Santo vuole indicare che, piu’ ci impegnamo per questi piccoli, e piu’ il Signore verra’ in nostro aiuto e ci soccorrera’ in tutte le difficolta’ economiche.
Essi sono “i nostri padroni”: significativamente il Cottolengo li chiama cosi’. Egli vuole dirci che la nostra ragion d’essere e’ il servizio; il nostro titolo piu’ ambito deve essere quello di servitori. I padroni della Piccola Casa non siamo noi, ma i Buoni Figli e chi e’ povero come loro.
Ecco perche’ oggi, giornata del diversamente abile, rinnoviamo il nostro impegno di servizio e di donazione verso di loro; ci impegnamo a farli star bene, a ridonare loro quella famiglia che hanno perso o che non hanno mai avuto; ci sforziamo di essere a loro disposizione e di trattarli come il “centro” gravitazionale della nostra vocazione.
Ci sentiamo in comunione anche con tutti coloro che nel mondo pongono le loro energie al servizio dei disabili, sia nella Piccola Casa che in altre strutture sul territorio.
Ci sentiamo uniti a tutti quei genitori che coraggiosamente vogliono vivere con i loro figli diversamente abili a casa.
Continuiamo ad essere ambasciatori di normalizzazione, cercando di dare loro una vita il piu’ normale possibile; di integrazione, spingendo le famiglie a venirli a trovare ed a portarli a casa per periodi di ferie; di personalizzazione, sforzandosi di offrire ad ognuno quanto e’ necessario per la sua condizione, evitando il piu’ possibile forme di collettivismo piatto che possono offendere la dignita’ dei singoli.
Come esempio del nostro continuo sforzo nell’applicare i tre cardini delle scienze sociali ed aducative, vi parlo di Mururu, che puo’ andare a casa quasi tutte le settimane, che si reca a Chaaria da solo quando lo desidera, e che svolge lavori personalizzati, come per esempio il prendersi cura dei piu’ piccoli nel centro e degli orfanelli.

Fr Beppe


Quella che segue, è la brevissima mail che accompagnava il testo di oggi per il blog... e credo che leggendo queste poche righe, possiate apprezzare ancor di più l'impegno che quotidianamente mette Fr. Beppe, nel trasmetterci da Chaaria il sapore dolce e salato dell'Africa. E tutto questo, naturalmente dopo aver lavorato tutto il giorno e buona parte della notte, tutti i giorni e tutti le notti, da tanti anni...
Nadia


Carissimi, ecco post e foto per oggi. Qui a Chaaria e' un momento molto difficile. Senza luce da 48 ore ed entrambi i generatori rotti. Solo i pannelli ci danno luce. La sala va con il suo generatore nuovo... il resto e' bloccato... speriamo che torni la luce e domani il meccanico riesca a fare qualcosa. Un abbraccio. 
Sto scrivendo con il portatile ed il monitor e' la mia unica luce. 
Ciao. Beppe 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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