Giace sulla barella e
fatica a respirare: e’ come se i suoi polmoni fossero due pentole a pressione.
“E’ in edema polmonare, e
bisogna fargli diuretici”, mi dice Leonard.
Ma Kim interrompe: “la
pressione non si sente. Il paziente sembra gia’ collassato e non mi pare una
buona idea”.
Io chiedo ai parenti se
qualcuno ci puo’ dire qualcosa della sua storia:
“E’ stato malato per
lungo tempo?... Quali medicine sta assumendo? Qual e’ la sua malattia di base?”
Ovviamente nessuno sa
niente. Luke ansima, ma e’ cosciente: lui mi dice che non e’ mai stato malato
prima, e i sintomi sono iniziati quasi improvvisamente.
Dopo un ECG fatto
direttamente sulla barella in OPD, ci rendiamo conto che non si tratta di una
malattia cardiaca, anche se il cuore e’ in sovraccarico.
Metto allora la sonda
dell’ecografo portatile sulla sua pancia e mi trovo davanti due reni quasi
completamente bianchi e ridotti di volume. Mi rendo anche conto che ha una
milza enorme che gli arriva fin sotto l’ombelico: “ Da dove vieni?”
“Da Gatunga”, e la
risposta sussurrata da Luke tra i gorgogli dei suoi polmoni e la schiuma che
gli esce dalle labbra.
“Si tratta quasi
certamente di una splenomegalia tropicale post malarica: sicuramente sara’
anche anemico ed avra’ globuli bianchi e piastrine ridotti.
Facciamo gli esami di
funzionalita’ renale, le urine e l’emocromo con procedura d’urgenza”.
Intanto portiamo il
giovane a letto. Lungo il tragitto ci dice che ha 23 anni. E’ cosi’ debole che
bisogna trasportarlo di peso. Non riesce neppure ad alzarsi dalla barella per
raggiungere il suo giaciglio.
Prescrivo dell’ efedrina
a goccia lenta e provo a fare del lasix per tentare di contrastare l’edema
polmonare ingravescente. La risposta ai diuretici e’ modesta, e continuiamo a
somministrare altro lasix a dosi crescenti. Intanto arrivano gli esami:
creatinina a 8 mg/dl. Emocromo con una pancitopenia (cioe’ con riduzione sia
della serie rossa che di quella bianca e delle piastrine).
L’emoglobina pero’ e’ 8
g/dl, per cui decido di non trasfondere, al fine di evitare ulteriore
sovraccarico polmonare.
La respirazione peggiora
rapidamente. Luke diventa agitato. Poi inizia a urlare lamentando dolori
addominali che non sappiamo bene come controllare: proviamo con il buscopan.
Intanto siamo gia’ arrivati al fialone di lasix ma nella sacca non vediamo che
pochi ml di urina.
Alessia mi chiede: “Quale
sara’ l’eziologia della insufficienza renale in un uomo cosi’ giovane? E poi
quell’emocromo... non avra’ mica qualche disordine mieloproliferativo?”
“E’ molto difficile per
noi fare diagnosi in queste condizioni: e’ arrivato in condizioni gravissime,
non abbiamo una storia clinica precedente, non possediamo documentazione
clinica riguardo al passato. Pero’ all’eco non ho visto idronefrosi, per cui
non penserei ad una causa ostruttiva. Non ha un diabete giovanile in quanto la
sua glicemia e’ normale. Non e’ un iperteso. Credo che anche lui sia una
vittima della malattia reumatica che qui da noi e’ ancora molto diffusa.
Probabilmente si e’ fatto una glomerulonefrite acuta rapidamente progressiva ed
ora e’ in insufficienza renale acuta. L’emocromo mi sembra semplicemente
riconducibile ad un ipersplenismo dovuto all’enorme splenomegalia”.
Luke intanto e’ sempre
piu’ confuso. Di tutti gli uomini che c’erano al mattino con lui, nessuno si e’
fermato. Vengo a sapere dal watchman che erano vicini di casa e che la mamma
sta ancora camminando per raggiungere Chaaria: Gatunga e’ a circa 50
chilometri, e la strada e’ sterrata.
L’edema polmonare
peggiora sempre di piu’: provo disperatamente a fare alte dosi di cortisone,
metto l’ antibiotico specifico per la febbre reumatica a dosi ridotte come per
l’insufficienza renale... ma in poche ore Luke se ne va: prima di morire ha
continuato a ripetere per alcuni minuti: “Ngakwa, ngakwa” (muoio, muoio... in
Kimeru).
Noi che l’abbiamo visto
spirare lentamente, siamo rimasti senza parole: un’altra giovane vita se ne e’ andata e non siamo
riusciti a contrastare il potere della morte.
Pochi minuti dopo il
trapasso di Luke, abbiamo ricoverato un bambino dell’eta’ di circa 9 anni: il
test della malaria era positivo ad alta densita’. Il piccolo paziente era
profondamente comatoso, non risvegliabile neppure attraverso stimoli dolorosi
intensi. Era agitato: gli occhi aperti si muovevano a velocita’ notevole
rincorrendo qualche incubo di cui non sapremo mai nulla. Di tanto in tanto il
suo corpo emaciato veniva scosso da violente convulsioni.
Iniziamo subito il
chinino, ma ci rendiamo conto che il bambino e’ gravemente ipoglicemico: vuoi
per il coma che dura da alcune ore, vuoi per il digiuno, vuoi per la malaria
stessa. Sospendiamo quindi questo farmaco che puo’ peggiorare l’ipoglicemia, e
ci affidiamo alle artemisine in muscolo. Tentiamo di riportare in range il suo
glucosio ematico, ma risulta quasi impossibile: la macchinetta ci dice 10
mg/dl. Facciamo dosi da cavallo di destrosio al 50% in vena, ma i valori non
salgono. Infondiamo anche del cortisone sperando che anche questo innalzi un
po’ i livelli di zucchero nel sangue, ma il destrostick e’ implacabile: la
glicemia non sale sopra i 20 mg/dl.
Inseriamo un sondino
nasogastrico e somministriamo pappette zuccherate, ma l’ipoglicemia e’ costante
ed il piccolo Douglas ci sfugge dalle mani e va in Paradiso. Anche questa volta
ha vinto l’anofele: la mamma e’ disperata, e io mi siedo sul letto vicino al
corpo senza vita del bambino, senza dire una parola. Poi mi sento una mano che
mi sfiora la spalla. Alzo gli occhi e vedo Claudia: “lo so che sei stanco, ma
ci sono ben due cesarei, e siccome ormai sono quasi le 23, conviene che mi
lasci qui a consolare questa donna, mentre tu vai a cambiarti e inizi le
operazioni".
Fr Beppe
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