giovedì 17 gennaio 2013

Luciano e Francesca sono partiti


Sono state due settimane intensissime di ortopedia e traumatologia.
Luciano mi ha insegnato tantissimo e sinceramente penso che ora molte procedure ortopediche continueremo a farle anche in sua assenza, perche’ mi ha davvero guidato e mi ha reso indipendente.
Lo ringrazio per la grande fiducia accordatami, oltre che per l’ingente quantita’ di materiale ortopedico donatoci nel corso degli anni.
Credo che Luciano torni a Cagliari molto stanco, visto che l’orario di sala e’ stato quotidianamente di 12 ore, compresi i sabati e le domeniche. 







Allo stesso tempo, conoscendo la sua indole, so benissimo che lui e’ contento cosi’: “se non lavoro, mi annoio” e’ il suo ritornello fisso.
Sono certo che stavolta si e’ annoiato anche meno che nelle esperienze precedenti a Chaaria.
Francesca e’ sempre una presenza molto entusiasta e positiva nel servizio ai nostri “Buoni Figli”, che l’hanno salutata con qualche lacrimuccia.
Luciano e’ sicuramente il padre dell’ortopedia a Chaaria, e per questo ha certamente un posto molto speciale nel nostro cuore.
La sua Associazione e’ inoltre uno sponsor molto generoso.
Per tutto questo continuiamo a sentirci fortunati beneficiari della loro bonta’ e generosita’.
Promettiamo a Luciano, a Francesca ed a tutti gli amici di Cagliari la nostra amicizia e la nostra riconoscenza sincera.

Fr Beppe









Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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