sabato 12 gennaio 2013

Ricordando Suor Oliva

Oggi ricorre il primo anniversario della dipartita di Sr Oliva, ed il suo ricordo e' vivissimo tra noi qui a Chaaria. 
La pensiamo in Paradiso e siamo contenti per lei, ma ancora ci manca, sia nel servizio degli orfani, sia nella pastorale dei malati, sia anche nei suoi rapporti semplici e cosi' belli con i volontari. 
Ricordiamo la sua dedizione e la sua bonta' verso i bimbi. La rammentiamo ricurva su un malato terminale, intenta a dargli un goccio d'acqua od un cucchiaio di latte. 
Non dimentichiamo le sue preghiere del mattino e della sera con i pazienti. 
E poi ci ritornano in mente tanti aspetti simpatici della sua personalita', come la golosita' per i dolci e l'amore per la nutella. Sempre ho in cuore la gara che Sr Oliva e Fr Lodovico facevano su chi arrivava per primo in cappella all'alba: spesso, tornando da un cesareo notturno, gia' li vedevo in contemplazione alle 5 di mattina. 
Ma Sr Oliva e' per noi un gigante nella fede soprattutto per il modo in cui ha gestito ed offerto a Dio la sua malattia terminale. 

 
Personalmente sono ancora commosso dal suo esempio di fede eroica e di offerta totale al Signore per il bene delle missioni. Siamo certi che Sr Oliva e' in Paradiso, e, pur non negandole le nostre preghiere di suffragio, sappiamo che e' soprattutto lei ad intercedere per noi presso il Padre Celeste. 
Siamo andati a trovarla sulla sua tomba a Tuuru, e l'abbiamo ricordata nella messa anniversaria. 
Riposa in pace, carissima Sr Oliva. 

Fr Beppe e tutti noi di Chaaria



 


 
 

Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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