sabato 23 febbraio 2013

Il fine settimana

Sempre di più ci rendiamo conto che il fine settimana a Chaaria sta diventando una specie di inferno.
Abbiamo il personale dimezzato, ma la gente è ormai tanto numerosa come al lunedì... e chi è stato a Chaaria, sa cosa vuol dire lunedì qui da noi.
Invece di riprendere un po' di energie durante il week end, ne spendiamo ancora di più ed arriviamo al lunedì mattina ormai completamente esausti.
Oggi per esempio ci sono stati ben dieci interventi, tutti in emergenza.
Cinque sono stati cesarei, per lo più riferiti a noi da maternità situate in villaggi remoti e sprovviste di sala operatoria.
Non sono mancate altre complicazioni, tra cui una cisti ovarica torta e vari aborti con sanguinamenti massivi.





 



Anche la pausa pranzo oggi è stata un problema: abbiamo mangiato qualcosa in piedi verso le quattro del pomeriggio, mentre le infermiere della sala preparavano l'operanda per la cisti ovarica.
Oggi poi abbiamo anche concluso la nostra collaborazione con gli amici canadesi del Mikinduri Children of Hope. Sono state visitate gratuitamente 6000 persone in due settimane di "free medical camp", e Chaaria ha assorbito per loro tutti i casi che necessitavano di ricovero.
E' bella anche questa collaborazione ed amicizia transatlantica: domattina i nostri amici voleranno in Canada, e sicuramente qualcuno parlerà di Chaaria anche là.
Vi confesso che stasera ho gli occhi che si chiudono e mi pare di non farcela più.
I reparti sono pienissimi e dovunque vedo due pazienti per letto: è impressionante perchè oggi abbiamo dimesso almeno trenta persone, ma ora la situazione dei letti è tale e quale come prima.
Non mi resta che sperare che il Signore mi conceda una notte senza chiamate, dal momento che non spero in una domenica migliore della giornata odierna.
Vi allego le foto della cisti che abbiamo operato oggi.
La sala operatoria è perennemente attiva, ed è un dono della Provvidenza che la possiamo avere a disposizione in una situazione estrema come l'attuale.
Anche oggi, pur con la carenza di personale che caratterizza i week end, abbiamo lavorato su due sale. L'anestesista faceva la spinale ed aiutava Kanyua e Juliana a preparare il campo. Io poi arrivavo nel momento esatto in cui si iniziava l'operazione. Mentre suturavo la
cute con Kanyua, Pasqualina già si recava nell'altra sala a fare la prossima spinale, insieme a Bonface che allestiva il campo. Io quindi saltellavo di sala in sala, sempre con il paziente già pronto per l'intervento... se non avessimo fatto così, non avremmo mai potuto
finire in una giornata campale come quella odierna.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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