sabato 9 febbraio 2013

Ken

Ha 3 anni di eta’ ed e’ caduto. In realta’ non so molto di piu’ della storia: siamo cosi’ tanto sotto pressione ventiquattr’ore al giorno che quasi mai mi interessano i particolari curiosi della storia clinica dei pazienti. 
Quello che so e’ che purtroppo si e’ fratturato malamente il femore sinistro (guardate la prima radiografia). I genitori sono poveri e quindi sono andati all’ospedale pubblico. 
La radiologia era aperta e la lastra e’ stata fatta, dopo di che’ poi null’altro e’ stato fatto a motivo dell’estenuante ed irresponsabile sciopero degli infermieri. 
I genitori di Ken si sono quindi rivolti a noi qui a Chaaria. Per me era un caso spinoso. Non avevo mai affrontato prima il problema di una riduzione interna di femore in un bimbo tanto piccolo. 


 
Allo stesso tempo, come facevo a non ricoverarlo visto che la famiglia non puo’ permettersi l’ospedale privato, e quello pubblico e’ paralizzato dallo sciopero? 
Ho quindi mandato le foto delle lastre al Dr Luciano Cara e gli ho esposto il caso. Luciano conosce le mie capacita’ ed il materiale presente a Chaaria; si e’ preso cura della situazione del bimbo e mi ha indicato il tipo di intervento che avrei potuto tentare. 
La frattura era molto brutta ed assai lunga, ma il Signore ci ha assistiti. Rimettere i monconi ossei in posizione non e’ stato difficilissimo, dal momento che la trazione da esercitare in un paziente tanto piccolo non era eccessiva. 
Ci siamo veramente impegnati per evitare malrotazioni dell’arto ed abbiamo messo delle viti di sintesi. Immediatamente poi in sala abbiamo apposto un gesso che includesse non solo l’arto, ma anche il bacino. 
Abbiamo poi aperto una finestra per le medicazioni post-operatorie. Le lastre di controllo sono davvero incoraggianti. 
Oggi e’ uno di quei momenti in cui davvero sentiamo di aver fatto qualcosa di importante per la vita e per il futuro di qualcuno… ed in questa avventura sentiamo il Dr Cara davvero presente. 
Sorridendo penso a volte che e’ ormai come in Europa, dove esistono dei robot capaci di operare a distanza. 
Mi pare che il robottino si chiami Leonardo, e con esso e’ ormai possible che un chirurgo da New York operi in tempo reale un malato a Torino o ad Orbassano. 
Anche per l’ortopedia a Chaaria e’ un po’ cosi’: io presento il caso a Luciano e gli invio le lastre con la mail. 
Luciano e’ attentissimo e mi risponde quotidianamente, indicandomi le tecniche chirugiche da applicare ed informandomi dei rischi. 
Con la sua guida “telematica” siamo finora riusciti a fare passi avanti giganteschi nell’ortopedia, e non posso fare altro che ringraziarlo davvero di cuore. 

Fr Beppe 





Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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