giovedì 30 maggio 2013

Lettera di Laura

Ciao,

come sempre, l'esperienza di servizio a Chaaria è stata appagante e totalizzante. Ogni volta entri un pochino più dentro questa fantastica realtà, benchè immersa nel dolore. 
Come ti ho già detto quando ero lì, sono stata molto colpita dall'affetto con cui il personale mi ha accolto, mi sono sentita a casa più di sempre, considerata una di voi e non una di passaggio. 
Certo è stato impegnativo,perchè oggettivamente abbiamo avuto malati brutti, impegnativi tanto dal punto di vista chirurgico che del post operatorio con follow up seri e anche non usuali per lo staff proprio perchè per patologie meno frequenti. 
Mi ha colpito in tutto questo come , quando interagivo con il personale, specie quello della
corsia, loro apprezzassero sia le spiegazioni sulle diavolerie che ci inventavamo per la gestione di quei malati sia lo sforzo, che era evidente da parte mia, di gravare il meno possibile sulle loro forze già molto provate. Ho notato con una certa soddisfazione che mi aspettavano, si aspettavano che io passassi a seguirmi i malati e anche li vedessi con loro e mi segnalavano le cose che non andavano bene o di cui volevano spiegazioni.





Ho visto i loro sorrisi quando hanno capito che finalmente anch'io compilavo il foglio di terapia e il loro sincero ringraziamento quando mi prendevo i malati non deambulanti da sola trasportando sedie a rotelle o barelle, senza chiedere il loro intervento. 
Bada bene in tutto questo ho sentito sincera e vera collaborazione e gratitudine, non come mi è capitato di sentire da qualcuno un pò superficiale: " approfittano del fatto che facciano i volontari per fare meno loro".....
Che dire poi degli outpatient...... Davvero tutto il mondo è paese e la paura di ammalarsi e soprattutto di avere un tumore non conosce differenze di latitudine nè di colore della pelle.
Ti guardono con quegli enormi occhi neri, un sorriso spesso sdentato o con denti marci, che però ti apre il cuore. E dopo che tu hai dato le tue spiegazioni che si riassumono in quattro o cinque parole ecco che Evangeline parla per un quarto d'ora e parla e parla e tu le chiedi ma
scusa cosa stai dicendo in tutto questo tempo se quello che devi dire sono 5 parole...... e lei candidamente ti risponde: sta chiedendo spiegazioni devo dargliele oppure deve parlare con i familiari, ora non può decidere ..... e passano i quarti d'ora e non riesci a quagliare e andare avanti..... ma qui siamo in Africa.... pole pole..... forse hanno ragione loro si deve curare l'aspetto della comunicazione e della condivisione umana sennò davvero poi il rischio è che succeda quanto accade da noi, dove per fretta, superficialità, talvolta arroganza, si è perduta la relazione con il paziente e l'umanità e gli immancabili errori medici sfociano in altrettante immancabili denunce.
Quando poi gli spieghi che non c'è bisogno di cure ma solo di norme igienico-comportamentali, allora lì si che diventa un corpo a corpo quasi
feroce, qualcuno vuole essere per forza operato o vuole delle cure per qualcosa che si può solo operare e non curare, e vedi che vanno via dubbiosi, insoddisfatti anche se poi hai perso anzi diciamo impiegato, oltre mezz'ora a spiegargli le tue ragioni......
Altro aspetto durissimo da ingoiare è pensare che qualcuno rinuncia a farsi curare per mancanza di danaro. 
Per esempio la signora del cancro del retto l'abbiamo vista di venerdì e dopo averle spiegato che l'unica opzione per salvarsi la vita era l'intervento, ci ha detto che non poteva rimanere perchè doveva sapere prima quanto costasse l'intervento e poi trovare i soldi. 
Abbiamo così scoperto che l'intervento sarebbe costato 130 euro e sinceramente mi sono sentita un verme a pensare che 130 euro da noi sono spesi per una crema o un profumo e che qui determinano se uno si può salvare la pelle o meno.... Ma cosa è giusto fare in questi casi? pagare tu il conto? e perchè a uno sì e all'altro no? su quale base???? ecco che allora riusciamo a mercanteggiare con la signora un ricovero per la domenica in modo da operarla di lunedì visto che poi il venerdì seguente andremo via......
E' davvero difficile pensare che tutto per noi è scontato soprattutto in tema di diritto alla salute mentre qui ti devi fare un culo immenso anche solo per assicurarti un minimo di garanzia di cura..... è profondamente ingiusto ed è purtroppo una sensazione che genera impotenza e grande tristezza. 
Ti chiedi cosa puoi fare a parte offrire le tue poche competenze per alleviare un pò di lavoro.....
Poi l'ultimo giorno, capita una lunga chiacchierata con Giancarlo e entro un pò più dentro la realtà economica di Chaaria e sinceramente rabbrividisco a sentire quante spese genera la gestione della missione e capisco che non avevo idea dell'impegno economico che sottende la vita della missione...... mi sento sempre più inadeguata con le mie piccole offerte, poi mi dico però anche l'oceano è fatto di gocce quindi forse tante gocce.... seppure piccole possono infine aiutare..... 
Non so forse è
solo una misera scusa , francamente mi ha veramente stupito l'impegno economico che dovete sostenere ogni mese......
Ciao

Laura


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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