domenica 2 giugno 2013

Due tesi di laurea nate a Chaaria

Ringraziamo di cuore le volontarie Manuela Carta e Monica Pisu per aver scelto di fare la loro tesi di laurea a Chaaria.
E' la prima volta che a Chaaria si scrivono delle tesi di carattere umanistico. 
Per il passato abbiamo avuto parecchie altre tesi, ma tutte per la facoltà di medicina o di scienze infermieristiche.
Il loro lavoro, incentrato soprattutto su temi educativi e sul rapporto con l'adulto diversamente abile, traccia anche una identità ed un ruolo specifico per il volontariato in ambito socio-educativo a Chaaria.
La lettura delle due tesi mi ha dato nuove conoscenze nelle scienze pedagogiche che conosco così poco, ma soprattutto mi ha dato nuovi stimoli per migliorare i nostri piani assistenziali individualizzati sulle esigenze dei nostri Buoni Figli.
Ogni volta che Chaaria diventa stimolo ed occasione per approfondimenti accademici, per me è una grandissima gioia, e, pur riconoscendo la mia grande ignoranza in tutte le scienze umanistiche, io apprezzo ogni lavoro di ricerca e di approfondimento anche al di fuori dell'area medica.
Per questo plaudo e ringrazio Manuela e Monica che hanno fatto conoscere l'importante settore dei Buoni Figli di Chaaria anche nella loro facoltà.
A volte può sembrare che l'ospedale sia assolutamente preminente nelle nostre attività e nei nostri interessi, ma i Buoni Figli sono sempre "le perle della Piccola Casa", e le due tesi giustamente esaltano il servizio che si fa con i diversamente abili.
Alle tesi è allegato un documentario realizzato dalle due studenti circa il loro viaggio a Chaaria. In esso ci sono interessanti interviste non solo al sottoscritto, ma anche a Fr Giancarlo ed a diversi volontari.
Invito anche altri studenti di facoltà socio-educative a seguire l'esempio di Monica e Manuela.

Fr Beppe



Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....