mercoledì 14 agosto 2013

Sonia

Ringraziamo di cuore Sonia, che, dopo un mese di stupendo volontariato con i nostri Buoni Figli, da ieri conclude la sua espereienza in Kenya con due settimane di servizio presso l’orfanotrofio di Nkabune.
Era un suo grande desiderio poter fare esperienza con i bambini, e Sr Anselmina di Nkabune è stata entusiasta della nostra richiesta di collaborazione nel volontariato.
Sonia dunque si è trasferita là da ieri mattina per continuare il suo servizio di amore e di donazione.
Ritornerà a Chaaria il 26 agosto, quando ripartirà per la Sardegna insieme alla nuova volontaria Stefania.
Ringrazio di cuore Sonia, prima di tutto per la grande donazione ed abnegazione nel suo servizio ai Buoni Figli: ha lavorato sia nei servizi generali del centro che nella scuola speciale e nelle attività occupazionali. 




Si è inoltre resa disponibile per lezioni di Inglese ai Buoni Figli stessi nell’ambito delle attività didattiche. Da ultimo mi ha grandemente aiutato facendo da punto di riferimento per i nuovi volontari: li ha accolti, li ha seguiti, ha preparato le stanze per i nuovi venuti.
Un grazie sincero a Sonia per tutto questo... e poi anche per il suo costante e smagliante sorriso.
Sonia, come tutti noi, crede che Chaaria sia una questione di cuore... ed è col cuore che Sonia ha lavorato qui con noi. Siamo sicuri che il suo grande cuore potrà dare molta gioia anche ai bimbi dell’orfanotrofio che ora godono della sua presenza.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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