martedì 13 agosto 2013

Saluti da Torino




Ciao Beppe,
sono Barbara, la dentista volontaria che è appena stata a Chaaria con Elisabetta e Katusha. Ti invio le foto del mio compleanno e colgo l' occasione per ringraziare te e tutti i componenti della missione di Chaaria per avermi dato la possibilità di vivere una bellissima esperienza sotto ogni punto di vista, umano, emotivo, spirituale......
Per me è stata la prima esperienza di volontoriato e penso che rimarrà per sempre impressa nel mio cuore; ho conosciuto persone fantastiche, con tanta voglia di vivere, di sorridere, di conoscere, di paragonarsi.....
ho visto sguardi negli occhi della gente, dei bambini che non dimenticherò mai, ho visto la gratitudine stampata sul viso delle persone, ho instaurato dei bei rapporti di amicizia con persone che subito potevano sembrare così distanti da me, ma che poi scopri esserti più vicine di altre che conosci da una vita, ho instaurato un bel rapporto di collaborazione con Mercy e Eunice con cui ho svolto un bel lavoro di squadra, ho anche visto nei reparti sofferenze e patologie molto toccanti e devastanti, e poi la natura con i suoi profumi,odori, colori...magica Chaaria!!!!!!!....



Adesso che siamo tornate, ti devo dire sinceramente, la sensazione che provo è duplice, di  grande serenità per quello che ho vissuto ma anche di malinconia per quello che abbiamo lasciato lì.....comunque, visto che siamo dovute partire in fretta e non ho avuto purtroppo il tempo di farlo di persona, volevo anche complimentarmi con te per il lavoro che svolgi, di organizzatore, medico, frate, consigliere...è una mole di lavoro non indifferente da svolgere ogni giorno, veramente complimenti!!!!!!!!!

Adesso ti saluto, ti auguro ogni bene e speriamo di rivederci prossimamente.

Un abbraccio, 
Barbara


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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