sabato 21 settembre 2013

A Novara...

Ieri sera la presentazione del libro AD UN PASSO DAL CUORE  a Novara è stato un momento molto forte e bello. Sono intervenute persone assai motivate, molte delle quali già avevano letto il libro.
La presentazione è stata introdotta e moderata da Valentina, bravissima giornalista di Novara, la quale, dopo aver letto il libro, ha veramente colto gli elementi più profondi della nostra esperienza a Chaaria, ed ha condotto la serata in modo caldo e commovente.
Per me è stato anche il momento di riabbracciare molti amici e volontari lombardi, che hanno scelto Novara per riabbracciarmi e per salutarmi. 
L’incontro di Novara di ieri sera è stato un po’ come tornare a Chaaria: ed è stato strano per me abbracciare certe persone sul suolo italiano e non nel nostro ospedale in Kenya, luogo naturale dei nostri incontri.
E’ molto commovente per me sentire tanta stima, tanto affetto e tanto amore per Chaaria. 
Tra tutti i messaggi di sostegno ricevuti a Novara da parte dei partecipanti alla serata ne voglio citare uno solo, tratto dal libro stesso: “nella vita non è importante quello che uno crede; l’importante è essere credibile... questo è quello che vediamo in te, caro fr Beppe”.



Da parte mia non c’è che da ringraziare tutti per il bene che sento attorno a me. 
Ringrazio Andrea e tutti gli organizzatori, il parroco della Parrocchia San Francesco in via Lualdi, le suore della comunità San Paolo e tutti gli intervenuti.
Non posso non citare a questo proposito mia sorella, mio cognato e mio nipote che hanno fatto le ore piccole per scarrozzarmi a Novara e per riportarmi a casa nel cuore della notte.


Fr Beppe






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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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