domenica 15 settembre 2013

Cagliari

E’ stata una grande festa, un trionfo dell’amicizia e dell’accoglienza.
E’ stato un bagno di folla ed allo stesso tempo un essere riaccolto a casa tra amici.
E’ stato un trionfo di solidarietà con chi è più povero.
Che bello è stato andare a Cagliari per la cena pro-Chaaria e per la promozione del libro!
Ho sentito l’affetto di tantissimi, la stima di chi mi conosce e di chi voleva incontrarmi e salutarmi per la prima volta;  in tutti ho colto la voglia di aiutare Chaaria e di fare tutto ciò che è in loro potere per migliorare il nostro servizio alle persone bisognose.
Cena sontuosa in una magica villa dal parco tropicale nel centro di Cagliari: tantissima gente con un amore palpabile per la povera gente di Chaaria e con il desiderio di migliorare ulteriormente il servizio a loro offerto ogni giorno.
Tutti hanno voluto parlare con me, stringermi la mano, dirmi che anche loro credono nel “nostro sogno per Chaaria”. Hanno voltuto che parlassi e che raccontassi loro che cos’è Chaaria per me: pendevano dalle mie labbra in un silenzio impressionante, quasi religioso. C’era anche il TG3 regionale.



E’ stata inoltre una bellissima occasione per promuovere ulteriormente il libro “Ad un passo dal cuore”: ne sono state vendute molte copie, ed io, con imbarazzo e gioia insieme, mi sono sentito nei panni di una celebrità perchè tutti mi chiedevano l’autografo ed una dedica. 
Sono così contento che il libro piaccia, che la gente lo legga e ne trovi conforto e fonte di riflessione. Proprio oggi ho avuto l’occasione di sentire ancora una volta una persona dirmi di aver in qualche modo ritrovato la fede, dopo la lettura del libro. 
Altri del libro hanno apprezzato l’introduzione e vari elementi della mia vita giovanile che da essa trapelano. Alcuni poi hanno rimarcato la sincerità con cui nel libro parlo delle mie crisi e e delle mie solitudini.
L’evento è finito tardissimo, nel cuore della notte, ed in mattinata già gli amici sardi erano al lavoro per la pulizia dei locali e per confezionare tutto il cibo rimasto, al fine di portarlo alla mensa della Caritas: solidarietà con i poveri del Kenya e con quelli della nostra Italia.
Quando vedo tanti sforzi per organizzare eventi di questa portata per Chaaria e per favorire la vendita del libro, quasi mi sento confuso e dico a me stesso: “ce lo meritiamo davvero?”
La risposta che mi do è che non ce lo meritiamo affatto, ma accettiamo tutto questo perchè ci sentiamo semplicemente un simbolo, un vessillo, un portabandiera: la bandiera che portiamo e che sta coalizzando molte persone attorno a noi è quella del servizio incondizionato, dell’amore per i poveri, della vita donata senza riserve per chi soffre.
Guardando tutta la gente che è intervenuta alla cena di Cagliari non posso fare a meno di pensare che anche oggi il messaggio della carità, dell’amore, della donazione grautuita al prossimo è accolto ed apprezzato da molti. L’esempio contagia, affascina e convince.
Ringrazio quindi il Signore con tutto il cuore per quello che ancora continua a operare attraverso Chaaria ed attraverso di noi.
Non posso poi dimenticare di ringraziare il Dr Luciano Cara e tutti i membri della Associazione “Karibu Kenya” per tutto quello che quotidianamente fanno per Chaaria e per il grande lavoro fatto per la buona riuscita della serata.
E’ stato bello anche essere ancora una volta ospite nella casa di Luciano e Francesca, con cui ormai esiste una amicizia che mi fa sentire in famiglia.


Fr Beppe Gaido







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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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