venerdì 20 settembre 2013

La scuola primaria Cottolengo

La mattinata di oggi è stata caratterizzata da un interessante incontro con i ragazzi della scuola primaria “Cottolengo “ di Torino.
Durante il nuovo anno scolastico essi hanno come filo conduttore del loro impegno il tema dell’integrazione, e, proprio in quest’ottica, mi hanno invitato a parlare della mia esperienza  a Chaaria.
Pur con un linguaggio tipico di quell’età, sono riuscito a far passare messaggi importanti sulla solidarietà, sull’impegno e sulla povertà. Abbiamo anche riflettuto sul fatto che ci sono sempre persone che stanno peggio di noi.
La scuola “Cottolengo” è già di per sè un modello di integrazione, in quanto ospita molti ragazzi con gravi problemi familiari, con situazioni di vera povertà e con background molto diversi dal punto di vista culturale o religioso. 



E’ quindi stato facilissimo per me parlare di temi come l’accettazione del diverso e la tolleranza verso le altre religioni. Dal nostro incontro sono inoltre nate alcune iniziative di solidarietà da parte dei ragazzi e la proposta di una corrispondenza epistolare con i bambini delle scuole primarie di Chaaria.
Un grazie infinito a Don Andrea, direttore della scuola, per avermi voluto invitare a parlare ai suoi ragazzi.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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