giovedì 19 settembre 2013

Cena del digiuno a Sciolze

Ieri sera alle ore 19 mi sono recato nella parrocchia di Sciolze (Provincia di Torino), dove il parroco ha organizzato una cena del digiuno a favore di Chaaria.
Abbiamo iniziato la celebrazione con un salmo seguito dalla lettura del Vangelo delle Beatitudini. A me è toccato il compito di offrire una breve meditazione sul testo evangelico.
La parte centrale della serata è quindi stata dedicata alla mia testimonianza-presentazione su Chaaria e sulle problematiche della povertà. E’ stato un momento forte, molto condiviso da una comunità parrocchiale preparata e sensibile.
Sono quindi seguite molte domande, testimonianze e condivisioni.
La cena del digiuno l’abbiamo fatta in piedi, consumando un cucchiaio di riso in bianco. Dopo questo momento simbolico di solidarietà con chi non ha da mangiare, ci siamo nuovamente seduti per l’ultimo momento di condivisione: alcuni medici volontari hanno portato le loro testimonianze di servizio in Kenya e Burundi.



Quindi abbiamo presentato il libro AD UN PASSO DAL CUORE, che tutti gli intervenuti hanno comprato come atto di solidarietà con Chaaria e come contributo per la costruzione della nuova maternità.
La celebrazione si è quindi conclusa con un canto e con una offerta libera che i partecipanti hanno donato per Chaaria, idealmente con i soldi che sono stati risparmiati grazie alla cena del digiuno.
E’ stata una esperienza forte e toccante, ed ancora una volta non posso che ringraziare il Signore per tutti questi atti di affetto, di apprezzamento per la nostra opera e di solidarietà con i più poveri.


Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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